Covid, mascherine sempre e feste a numero chiuso. Il governo accelera la stretta

Il giro di vite scatterà subito se i nuovi positivi non torneranno sotto i 2.000 casi: ieri altri 2.578 contagiati, mercoledì arriva il decreto

Coronavirus, la situazione in Italia

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A meno che i nuovi contagi oggi e domani non scendano ben sotto quota duemila il Dcpm che dovrebbe essere varato mercoledì porterà una forte stretta. Tra le misure attese che saranno presentate oggi in Consiglio dei ministri con un testo non blindato e domani illustrate a grandi linee in Parlamento dal ministro Speranza, ci dovrebbe essere l’obbligo di mascherine in tutta Italia, un taglio netto al numero di partecipanti a feste private, battesimi, matrimoni, funerali, una possibile limitazione all’orario di chiusura dei locali pubblici almeno nelle zone della movida e la fissazione di un tetto unico nazionale ai partecipanti ad eventi, sportivi e non, al chiuso e non. Il Dpcm dovrebbe poi prorogare lo stato di emergenza, fino al 31 gennaio 2021.

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Per discutere della bozza del decreto si è svolta ieri sera una riunione tra il premier Giuseppe Conte con i capi delegazione dei partiti di maggioranza al governo, Dario Franceschini, Roberto Speranza, Alfonso Bonafede e Teresa Bellanova. Con loro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

"Chi è al governo deve lavorare giorno e notte per evitare un nuovo lockdown generalizzato che avrebbe un costo economico e sociale che non dobbiamo permetterci, e per questo lavoriamo per evitarlo", ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza, che sull’argomento dell’estensione a tutto il Paese dell’obbligo di mascherine all’aperto già previsto in Lazio, Campania, Sicilia e Basilicata ha detto che "è una delle ipotesi che stiamo valutando. Il governo farà le sue scelte solo dopo il passaggio parlamentare". E dopo aver visto i numeri di oggi e domani.

Il ministero della Salute è invece assolutamente favorevole, come ‘ultima ratio’, al ricorso a lockdown locali, già da tempo varati da alcune regioni, dall’Emilia Romagna al Lazio.

Certo è che i dati di ieri non hanno confortato più di tanto. In Italia si è registrata una lieve flessione dei nuovi casi, 2.578 nelle ultime 24 ore rispetto ai 2.844 del giorno precedente, anche a causa di un minore numero di tamponi effettuati: circa 26mila in meno. I ricoverati in terapia intensiva salgono di 6, i ricoverati con sintomi di 82. In calo il numero delle vittime: sono state 18 (sabato, +27).

La maggior parte dei nuovi malati è ancora in Campania (+412), davanti a Lombardia (+314), Veneto (261) e Lazio (+244). A preoccupare particolarmente l’Istituto Superiore di Sanità è il fatto che la percentuale di positivi ai tamponi su persone mai testate prima che a luglio era precipitata allo 0,5% è salita al 3,7% il 29 settembre, al 4,08% sabato e al 4,34% ieri, mentre la percentuale degli attualmente positivi è cresciuta dal +0,9% del 29 settembre al +3,4% di ieri. "Il nemico – ha commentato da Assisi il premier Giuseppe Conte – non è stato ancora sconfitto, siamo consci che non possiamo disperdere i sacrifici effettuati". Il Cts ha chiesto con forza al ministero della Salute interventi per cercare di mettere sotto controllo i focolai, in particolare per il contingentamento del numero dei presenti a feste private, eventi e cerimonie ed è fortemente orientato a favore di una estensione a tutta Italia dell’obbligo di mascherine all’aperto.