Covid, lockdown di Natale: solito braccio di ferro. Il Veneto ha paura e anticipa blocco

Governatori divisi sulla zona rossa diffusa, Fontana e Toti chiedono maggiore elasticità. Zaia vieta di uscire dai Comuni dopo le 14. Ma Boccia avverte: "Queste feste sono più pericolose di Ferragosto, dobbiamo resistere fino all’arrivo del vaccino"

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Il decreto può attendere. Il governo si prende ancora un po’ di tempo per decidere le misure per quello che ormai è stato ribattezzato il lockdown di Natale. Ed è un tempo non solo tecnico (ieri Conte era in Libia per risolvere il caso dei pescatori sequestrati) ma anche ‘politico’, visto che non solo Matteo Renzi ha scelto di buttare sul tavolo della verifica anche il dossier Natale, ma anche per il fatto che i governatori sono divisi su molti fronti.

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Mentre Luca Zaia, vista la situazione complessa che sta vivendo il Veneto con l’aumento dei contagi, ha deciso di ‘anticipare’ le misure, chiudendo tutto dal 19 dicembre al 7 gennaio e vietando gli spostamenti tra comuni dopo le 14, altri come il governatore ligure, Giovanni Toti, chiedono invece una maggiore elasticità per non uccidere l’economia anche sotto l’albero, così come il governatore lombardo, Attilio Fontana: "Abbiamo dei buoni numeri – ha commentato – quindi ci possiamo permettere di non restringere ulteriormente".

A remare contro gli ‘aperturisti’ le pressioni del Cts, che chiede chiusure per evitare la possibile terza ondata, ma anche quelle di ben tre ministri (Boccia, Speranza e Franceschini) che non ne vogliono sapere di "mollare adesso" a un passo dall’arrivo del vaccino. Natale "è più rischioso di Ferragosto", sostiene il ministro Boccia, perché oggi "l’Rt è più alto di quando l’Italia uscì dal lockdown a maggio. C’è bisogno di nuove misure restrittive su tutto il territorio nazionale" per le quali "serve unità tra Stato, Regioni ed Enti locali". D’altra parte anche Antonio Decaro, a nome dei Comuni, e Michele De Pasquale (presidente dell’Unione delle Province) sostengono la nuova stretta, soprattutto nei giorni di vigilia.

Una situazione, dunque, ancora fluida, dove – alla fine – le strade da poter percorrere, da parte del governo, sarebbero sempre due: da una parte un lockdown prolungato dal 24 dicembre al 6 gennaio, dall’altra uno ‘alternato’ che comprenda i festivi e i prefestivi. Quindi due blocchi totali: il primo da 24 al 26 dicembre, il secondo dal 31 al 3 gennaio. Al nuovo incontro di oggi pomeriggio tra Stato e Regioni, quello definitivo, è prevista la presenza anche del premier Conte. Di seguito ci sarà un cdm che dovrà ratificare la decisione finale, attraverso l’emanazione di un nuovo Dpcm.

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"Il modo in cui usciremo dalle festività di Natale determinerà la nostra riserva e l’aiuto alle reti sanitarie per i tre mesi successivi – ha sottolineato ancora Boccia –. Dalle Regioni ieri è emerso un auspicio di misure più restrittive accompagnate però da ristori certi che vareremo tempestivamente".

Quello che è certo è che durante le festività i controlli, da parte delle forze dell’ordine, saranno molto più incisivi. Ieri la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha presieduto un vertice al Viminale, per adottare misure di ordine pubblico, a partire da "specifici servizi sulla rete viaria stradale e autostradale e, per evitare assembramenti, nelle stazioni ferroviarie, portuali ed aeroportuali, nonché presso i terminal di trasporto pubblico". Più controlli anche nei ristoranti e nelle zone della movida per "prevenire il rischio contagio – si comunica dal Viminale – nei locali pubblici e d’intrattenimento, nonché nelle aree abitualmente ritrovo dei giovani", ovvero le cosiddette zone della movida.

Insomma, un Natale che sarà comunque blindato, qualunque sia, alla fine, la scelta del governo. Che, comunque, conterrà, come di consueto, anche delle ‘raccomandazioni’, come quella di limitare la tavola natalizia a "non più di due congiunti non conviventi", ma anche su questo si sta, ovviamente, trattando, con Giorgia Meloni che, velenosa, chiude: "Mancano solo 8 giorni al Natale ed è il caos totale".

 

 

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