Covid, lo studio: così si muove il virus. Immunità di gregge a settembre

Le due ondate: positivi crollati nelle zone più colpite la prima volta. Il ricercatore: vaccini presto determinanti

Grafico: prima e seconda ondata Covid

Grafico: prima e seconda ondata Covid

Durante la prima ondata Covid di febbraio-maggio 2020, Piacenza, Lodi e Bergamo (fra le tre province più colpite) si sarebbero avvicinate alla tanto agognata immunità di gregge. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Environmental Research, ma la firma è dell’ateneo di Unimore (università di Modena e Reggio Emilia): merito dei medici igienisti reggiani Marco Vinceti e Tommaso Filippini (oltre alla laureanda Silvia Di Federico), con la collaborazione dell’università di Stoccolma e della Boston University. "Di base abbiamo confrontato i dati della prima ondata con la seconda di ottobrenovembre – ribadisce il 63enne Vinceti –. E in queste tre province, il calo di positivi è stato drastico".

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Professore, a prima vista la correlazione appare scontata.

"Ma nessuno l’aveva messa nero su bianco: nei tre territori siamo passati da 1.000 1.200 infetti ogni 100.000 abitanti a poco meno di 200. Tre ipotesi per spiegare il fenomeno".

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Prego.

"La prima è l’immunità di gregge. Dati scientifici alla mano, si raggiunge con un 70-80% della popolazione contagiata. Col Covid la soglia è stata ridotta al 60-70%; alcuni studi dicono anche 50% e lo riportiamo, pur essendo dubbiosi. È come se raggiunto quel tetto il virus non riuscisse più a camminare, interrompendo la trasmissione; ben più importante del semplice ‘ci sono meno infetti’. Ecco: le province citate, ma il fenomeno era chiaro anche nelle città meno colpite, si sono avvicinate all’obiettivo".

A livello nazionale quanto dovremo attendere invece?

"Premesso che sarà la campagna vaccinale a trainare l’immunità di gregge, settembre può essere un target verosimile".

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L’immunità di gregge è più o meno efficace del vaccino?

"I riscontri sono buoni in entrambi i casi. Anche verso le varianti, e non è un dettaglio da poco. Pensate a quella inglese: dati alla mano aumenta la mortalità del 55%; per fortuna l’età media dei contagi è diminuita perché se fosse arrivata nella prima ondata avrebbe avuto conseguenze ancora più drammatiche. Tornando al vaccino, dico che le inoculazioni anti Covid, se fossero confermati i risultati attuali, avrebbero un effetto incredibilmente positivo, eccezionale e penso unico nella storia dell’umanità".

Attraverso i vostri dati è possibile prevedere una quarta ondata della pandemia?

"Non siamo matematici o modellisti. Ricostruiamo ciò che è già accaduto principalmente. Certo ci piacerebbe proseguire lo studio confrontandolo con l’attuale ondata".

Torniamo allo studio: i dati ufficiali sui contagi restituiscono ben altri numeri.

"A Piacenza secondo i dati Istat la sieroprevalenza è stata del 10%".

Banalmente i positivi ai tamponi?

"Semplificando sì, pur con parole vostre".

Ben lontano comunque dal 50-70%.

"Motivo per cui parliamo di immunità reale, o ancora meglio nascosta. Due i fattori che possono averla incrementata: l’immunità cellulare dovuta alla produzione di globuli bianchi di tipo T, diversi da quelli di tipo C dove agisce direttamente il vaccino e sono più sensibili ai tamponi, sempre semplificando. Significa essere entrati in contatto con il virus senza accorgersene. Secondo, l’attivazione di anticorpi simili a quelli anti-Covid, semmai derivanti da una banale influenza. Un’arma più spuntata, ma pur sempre valida".

Seconda ipotesi del calo dei contagi: i cosiddetti ‘superdiffusori’.

"Ovvero una persona, perlopiù giovane ma non necessariamente, con straordinaria e naturale capacità di diffondere il virus a un numero elevato di soggetti. Sono temutissimi. Un esempio di questi giorni è l’imprenditore sardo che avrebbe contagiato 43 persone alla festa di compleanno. Dai dati possiamo ipotizzare che si siano ridotti nelle province citate durante la seconda ondata".

Manca la terza.

"Che in queste città siano state adottate misure precauzionali più accentuate da parte della popolazione. Ma la consideriamo poco plausibile".

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