"La curva epidemica è stabile: non si alza ma neppure si abbassa. A questo punto tutti devono prendere atto della realtà. C’è una sola cosa da fare ed è convivere con il virus, calcolando il rischio". Se non è una svolta le somiglia molto. Agostino Miozzo, medico, 67 anni, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico sul Covid e uomo delle emergenze, parla forte e chiaro. E indica la rotta – "l’unica possibile", sottolinea – per fronteggiare il virus, pur tenendo strettamente allacciato il corpetto salvagente. Weekend: torna la zona arancione Il suo è un avviso ai naviganti? "Tiriamo le somme a quasi un anno dall’inizio della pandemia. Stiamo imparando dal contagio, a differenza del recente passato sappiamo come evolve. La terapia più sicura sarebbe quella di mettere l’Italia sotto una campana di vetro: porta sprangata e tutti chiusi in casa. L’abbiamo fatto, ora non è più possibile". Quindi addio lockdown totale succeda quel che succeda? "L’immunità di gregge si otterrà solo a vaccinazione collettiva ultimata. Ma serve troppo tempo, il Paese non può aspettare la fine dell’anno. Le categorie produttive sono al collasso e la gente è profondamente ferita sul piano psicologico. Dunque alcune concessioni sono indispensabili". Che cosa significa rischio calcolato? "È una teoria che ho imparato alla Protezione civile. Il nostro Paese è a forte pericolo sismico, eppure conduciamo una vita normale: lavoriamo, andiamo a scuola, incontriamo gli amici e facciamo bambini. Chi ci crede si raccomanda a Sant’Antonio o a San Gennaro, a seconda delle aree geografiche, ma nessuno accetta di rinunciare a vivere. Dev’essere così anche con il Coronavirus: è ora di permettere delle aperture, pur sapendo che la curva si alzerà. L’importante è controllare che salga di poco". Quale santo ci proteggerà dal contagio? "Direi senz’altro Santa Pazienza, in tandem con Santa Intelligenza. Aldilà di qualche stupido ...
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