Covid, l’epidemiologo: "L’emergenza? È finita a maggio. Seconda ondata a primavera"

Donato Greco: "Ora ci sono più positivi perché si fanno più tamponi. I Coronavirus non amano il freddo, in marzo maggiore diffusione"

Emergenza coronavirus in Italia

Emergenza coronavirus in Italia

"I dati degli ultimi giorni sul numero dei positivi non devono destare allarme". Parola di Donato Greco, ex direttore del Centro nazionale di epidemiologia all’Istituto superiore di sanità (Iss), specializzato in malattie infettive e tropicali.

Bollettino Coronavirus Italia, i dati del 27 settembre

Professore, i contagi sembrano in crescita.

"I numeri vanno considerati con attenzione. L’incremento, che si sta mantenendo al di sotto del 2%, è correlato al numero dei tamponi eseguiti quotidianamente e in linea con l’andamento della curva epidemiologica dei mesi che stanno seguendo la fase acuta della pandemia. È chiaro che più tamponi vengono fatti e più positivi vengono individuati, fa parte della normale attività di vigilanza. Altro fattore importante è che oltre il 97% dei nuovi contagiati non manifesta sintomi, quindi non è ammalato".

Il bollettino giornaliero, diventato per molti un appuntamento fisso, ha ancora un senso?

"No. La diffusione dei dati sul monitoraggio delle epidemie negli ultimi 50 anni è avvenuta sempre su base settimanale o mensile. Basta visitare il portale InfluNet – dove il Ministero comunica l’andamento dei contagi influenzali – per rendersene conto. Così dovrebbe accadere con il Sars-Cov-2".

Il virus sta comunque dimostrando di non voler mollare la presa.

"Il Covid -19 è ancora in circolazione, anche se l’epidemia mortale si è conclusa a maggio. Bisogna perserverare con le misure di contenimento prescritte dal governo: distanziamento sociale, mascherine, lavaggio frequente delle mani. Sempre stando alle statistiche, il 97% degli italiani non è ancora entrato in contatto con il virus e siamo ben lontani dall’immunità di gregge. Invito però a mettere in pratica le precauzioni necessarie con prudenza e buon senso, senza farsi prendere dall’ansia".

C’è chi paventa che l’arrivo della stagione fredda possa riportarci nell’emergenza.

"Non dobbiamo temere l’inverno, semmai la primavera. Il Covid- 19 appartiene alla famiglia dei Coronavirus che di solito si manifestano con più vigore tra marzo e maggio, proprio come avvenuto nei mesi scorsi. Il freddo invece è ’amico’ dei virus influenzali".

Nei giorni più drammatici della pandemia lei aveva criticato la scelta di chiudere le scuole. Cosa pensa ora?

"I dati confermano che la trasmissione del virus degli studenti fino alla scuola dell’obbligo è modestissima, quindi ritengo che il danni prodotto dalle chiusure sia superiori al rischio di diffusione dell’epidemia".

Eppure negli ultimi giorni si sono registrati casi di Coronavirus in 400 istituti e 75 scuole hanno chiuso.

"Una misura eccessiva, ma i presidi non avrebbero potuto decidere diversamente perché le regole stabiliscono che è sufficiente un solo alunno positivo per disporre la sospensione delle lezioni in presenza. A mio avviso in questa fase bisognerebbe usare l’intelligence, ovvero procedere all’accurato tracciamento dei singoli casi, intervenendo in maniera mirata. In altre parole, limitarsi a circoscrivere e isolare i soli contatti degli studenti risultati positivi".

Quanto deve durare la quarantena?

"Si è visto che nella stragrande maggioranza dei casi il virus ha un periodo di incubazione inferiore agli 8 giorni. Un arco di tempo che può bastare per l’isolamento".

Il doppio tampone serve?

"Lo considero uno spreco. Il test si basa sull’analisi di frammenti dell’acido nucleico del virus che possono rimanere in circolazione per mesi, anche dopo che il paziente è guarito. E il virus per passare da un soggetto all’altro ha bisogno di una ’capsula’".