Covid, La Vecchia: in autunno l'incubo non tornerà, a meno che...

L’epidemiologo: "Omicron sempre meno aggressiva. Ci sono, però, due motivi di preoccupazione"

L’epidemiologo Carlo La Vecchia

L’epidemiologo Carlo La Vecchia

9 luglio 2022 - "Siamo in zona picco per questa ondata, contiamo che i numeri – per quanto poco reali – si stiano livellando, poi speriamo in un autunno-inverno tranquilli con varianti che non diventino più aggressive". Il professore Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università Statale di Milano, analizza la risalita dei casi che sta (ri)facendo drizzare le antenne in Italia.

I numeri di questa ondata estiva cosa ci raccontano?

"I contagi riflettono poco dei positivi in Italia. Mentre i ricoveri e le terapie intensive ci dicono che siamo molto lontani dalle ondate precedenti. A marzo-aprile avevamo 10mila ricoveri e 500 Terapie intensive, mentre nell’inverno 2021 c’erano 2mila posti letto occupati in Rianimazione. Le soglie d’allarme sono lontane e non verranno raggiunte. In più, una buona parte dei ricoverati ha altre patologie più gravi".

Covid Italia, il bollettino di oggi, 9 luglio: 98.044 contagi e 93 morti

Che estate sarà?

"Il picco dei nuovi casi giornalieri è attorno a 100mila, nell’ultima settimana sono cresciuti del 25% e in quella precedente del 50%. La curva si sta livellando e verso metà luglio potremmo vedere una discesa. È verosimile che il 10% degli italiani sia attualmente positivo".

In autunno torneranno la paura e le restrizioni?

"Tutti gli autunni sono andati meglio di quello precedente, grazie alle vaccinazioni: è probabile che anche il prossimo sia più tranquillo. Ci sono, però, due motivi di preoccupazione: l’arrivo di un’altra variante ancora più contagiosa e il fatto che il vaccino non dia l’immunità incrociata su Omicron".

Le mascherine hanno senso?

"Se usate bene – ma significa cambiarle ogni volta che si esce da una stanza – danno una forma di protezione. Questa variante, però, è il virus più contagioso della Storia e le mascherine non sono la soluzione".

Come mai tutte le varianti hanno perso aggressività nella patologia?

"Perché si fermano nel tratto respiratorio superiore e difficilmente arrivano ai polmoni: sono virus diversi, non è il nostro fisico che si è adattato. Queste varianti si sviluppano in soggetti immunodepressi, che mantengono il virus per mesi nell’organismo. Il patogeno continua a modificarsi e a un certo punto riesce a trasmettersi. Se fosse una variante letale, ucciderebbe la vittima e la catena di trasmissione si interromperebbe".

La pandemia è diventata endemica. Come l’influenza, che ogni anno aumenta o diminuisce la gravità della malattia?

"Abbiamo picchi epidemici ravvicinati, un po’ diverso dall’influenza. Questa caratteristica è peculiare solo del Covid".

Molti sostengono di lasciare correre il virus per non ingessare il Paese. Perché l’Italia resta ancorata alle restrizioni, molto di più degli altri Stati?

"Quasi tutti i Paesi adottano misure di contenimento, anche se più leggere rispetto a noi: come ad esempio non avere i test d’uscita dalla quarantena. La scelta italiana è di diluire nel tempo ogni ondata, anche se i numeri sono comunque enormi. Così si dà sollievo agli ospedali e ai servizi essenziali. Sarebbe logico che se restasse questa Omicron, le misure venissero allentate".

Come mai il caldo, anche estremo, non ha allontanato questo coronavirus?

"I virus vivono sia al caldo sia al freddo. Ora c’è una variante iper contagiosa che continua la sua corsa imperterrita".

Dato che la protezione del vaccino dall’infezione dura pochi mesi, c’è il rischio che la campagna del prossimo autunno-inverno sia un flop?

"Sì, c’è, ma l’eventuale campagna resta incerta in tutti i Paesi. Il vaccino messo a punto contro Omicron 1 protegge poco dal contagio delle altre varianti. Il virus evolve in modo così repentino che è difficile avere un vaccino nel momento giusto. L’influenza ha un ciclo annuale che ormai conosciamo. Per il Covid non abbiamo sei mesi per produrre un vaccino aggiornato".

Fare ora un vaccino vecchio di due anni, con un Covid mutato diverse volte, ha senso?

"I sieri che usiamo contro ‘il ceppo Whuan’ sono fortemente protettivi per la malattia grave e la morte. Certo è che gli over 60 e i fragili devono fare la quarta dose, ma non mi aspetto una grande risposta dalla popolazione".