Contagi e ricoveri in rialzo. Ma il Covid fa meno paura

Il virologo Clementi: una circolare con altre restrizioni sarebbe imbarazzante. "Nessuna pressione sugli ospedali, anche le mascherine sarebbero inutili"

Covid: contagi in rialzo (Ansa)

Covid: contagi in rialzo (Ansa)

No alla "reintroduzione dell’obbligo di mascherina in spazi pubblici al chiuso". No a "misure temporanee che somigliano a un piccolo lockdown". Massimo Clementi osserva la ripresa autunnale del Covid e spedisce un messaggio preventivo al ministero della Salute: "Sarebbe imbarazzante se in questo momento uscissero circolari". Le positività giornaliere al Covid schizzano al 20,1% dei tamponi eseguiti, ma per il direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, non è tempo di restrizioni. "Oggi – spiega – dal punto di vista clinico, unica cosa che realmente conta, non c’è alcuna pressione sulle strutture. Non ci sono ricoveri per Covid grave se non limitatissimi e in persone che hanno comorbidità importanti. Le polmoniti sono in numero bassissimo". Il bollettino Covid delle ultime 24 ore registra 45.225 nuovi casi e 43 morti. Clementi insiste: la ripresa non deve spaventare, perché largamente "attesa" e "totalmente legata alla ripresa della scuola, delle attività lavorative e dei viaggi".

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È perciò preferibile focalizzarsi sull’analisi qualitativa. "Invece di valutare la ripresa dei casi" (+59% la scorsa settimana, secondo l’Oms, contro il +8% in Europa), il virologo del San Raffaele chiede di pesare i flussi dei "soggetti che hanno una patologia Covid importante" e le contestuali ricadute sui "ricoveri ordinari e in terapia intensiva". Le cifre italiane indicano un saldo giornaliero di +259 ricoveri ordinari (su un totale di 5.073) e di + 16 terapie intensive (su un totale di 171). Numeri del tutto gestibili. Omicron 4, Omicron 5, i mutanti Cerberus, Chiron e Centaurus: per fortuna le varianti non sono tutte così "pericolose" come evocato dai "nomi altisonanti" con cui vengono battezzate, è la riflessione del professore milanese: "In questo momento – osserva – non mi pare ci sia in giro niente di particolarmente preoccupante".

Una misura però è "cruciale": vaccinare gli anziani con la quarta dose. "Io ho superato i 70 anni, me li porto bene e sono andato a fare il richiamo. Però non mi pare che la quarta dose stia avendo sufficiente successo", è la recriminazione. Non l’unica: "Si trovano iniziative estemporanee per la vaccinazione dei bambini piccolissimi da 6 mesi di vita in su. Negli Usa già la raccomandano". Invece, secondo Clementi, sarebbe meglio dare il giusto rilievo al "ritorno di infezioni respiratorie che per due anni nei bambini erano scomparse: non solo l’influenza, ma anche il virus sinciziale".