Covid in Italia, lo studio: siamo al picco dei contagi. "Bene Lombardia ed Emilia"

La Vecchia, docente alla Statale di Milano: "Plateau nazionale a 25mila contagi, ma alcune regioni sono già in fase calante"

Covid, postazione per effettuare tamponi

Covid, postazione per effettuare tamponi

Ancora qualche giorno e dovremmo superare il picco di questa nuova ondata della pandemia di Covid. Poco importa se sia la terza o piuttosto solo l’appendice della seconda iniziata nell’ottobre scorso, quel che conta è che "nella prossima settimana raggiungeremo il plateau dell’infezione, con un livellamento attorno ai 22-25mila nuovi casi giornalieri, preludio di una progressiva discesa della curva epidemica come avvenuto a maggio e novembre scorsi. Lombardia ed Emilia Romagna si sono già lasciati alle spalle l’altopiano di picco".

A iniettare una dose salutare di ottimismo a un popolo italiano sfiancato dalle restrizioni, costretto nella morsa di un Rt ancora sopra 1 e avvilito da un bollettino dei decessi fra le 300-500 unità giornaliere, è il professor Carlo La Vecchia. Epidemiologo, classe 1955, il docente dell’Università Statale di Milano è stato fra i primi a parlare nelle scorse settimane di un raggiungimento del picco attorno al 20-21 marzo, insomma in queste ore.

Il bollettino Covid del 21 marzo

Professore, la previsione non cambia, dunque?

"Assolutamente, confermo che la velocità di contagio del virus sta calando, l’Rt è ormai prossimo alla soglia fatidica di 1. Per la verità l’ultimo dato diffuso dal ministero della Salute parla di un Rt a 1,16, ma si riferisce alla settimana fra il 12 e il 18 marzo. La curva epidemica si sta livellando".

Ha qualche dato a suffragio di questa lettura dell’attuale contesto epidemiologico?

"Come sempre, non dobbiamo guardare alle oscillazioni giornaliere dei nuovi positivi. A far fede sono i numeri su base settimanale che indicano un incremento dei nuovi contagi pari al 2,5% negli ultimi sette giorni. La settimana precedente il rialzo era stato, invece, del 14%, quella ancora prima aveva fatto registrare un +24%".

Quanto al picco della terza ondata, fino a sette giorni fa si prospettava una salita massima attorno a 35-40mila nuovi casi al giorno. Il dato è stato rivisto?

"Sì, stando ai nostri grafici e alle nostre proiezioni, ci aspettiamo un plateau più basso sui 25mila.

Purtroppo, complice una malattia che non inizia subito in maniera aggressiva, ma peggiora con il passare dei giorni, dovremo, invece, attenderci una crescita significativa sia dei ricoveri in terapia intensiva, sia dei decessi. Questo almeno per due-tre settimane, quelle che misurano lo scarto temporale fra l’andamento della curva dei contagi e quelle relative alle rianimazioni e alle vittime del Coronavirus".

A livello regionale, quali sono i territori che arriveranno prima al plateau?

"Ci sono regioni che hanno già iniziato la discesa. Penso all’Emilia Romagna e alla Lombardia, che, su base settimanale, fanno registrare rispettivamente un -5% e un -2%. Anche la Toscana, l’Umbria e le Marche sono avviate verso il picco. Diverso è il discorso per quelle aree che hanno visto un’infiammata dei contagi a fronte dI un basso livello di partenza del numero di positivi. Sto parlando del Lazio, del Friuli Venzia Giulia e della Sicilia. In questi casi il livellamento della curva sarà ritardato".

Esaurita la terza ondata, dobbiamo prepararci a una quarta nei prossimi mesi?

"Spero e non credo che questo avverrà. Andiamo incontro alla buona stagione che di per sé ostacola un’alta diffusione dei virus respiratori. In più, se andrà a regime la campagna vaccinale, con le 500mila iniezioni giornaliere promesse, c’è da attendersi sicuramente una forte contrazione dei casi di malati gravi che va combinata con un minor trasmissibilità del virus per la diminuzione delle malattie sintomatiche".