Martedì 23 Aprile 2024

Covid, il medico in corsia: ora ricoverati anche i 40enni. "Terza ondata non ci sarà"

L’infettivologo Menichetti: "I contagi autunnali sono violenti, mancano terapie risolutive. In degenza ordinaria letti pieni come in marzo"

Francesco Menichetti, 69 anni, primario di Malattie Infettive a Pisa (Valtriani)

Francesco Menichetti, 69 anni, primario di Malattie Infettive a Pisa (Valtriani)

"L’età media dei pazienti Covid-19 è calata, all’esordio vedevamo casi gravi tra i sessanta e gli ottant’anni, col passare dei mesi la media è scesa, siamo ora tra quaranta e cinquanta". Francesco Menichetti, ordinario di malattie infettive a Pisa, conferma la tendenza anticipata ieri dall’illustre collega di Bologna, Pierluigi Viale. Si abbassa l’età media dei sintomatici, e il virus è cattivo come prima, forse anche peggio. Nelle ultime 24 ore si sono contati 28.337 nuovi positivi con 188.747 tamponi processati. Cresce al 15% il tasso di positività (+0,4) e l’incremento delle vittime in un solo giorno (562) è inferiore al dato di venerdì scorso (692). Sono entrati 43 casi nelle terapie intensive (3.801 in totale), 216 i nuovi ricoveri per sindrome da Sars-Cov-2 nelle corsie ospedaliere. La geografia dei contagi vede in testa la Lombardia con 5.094 nuovi casi, seguita dalla Campania.

Professor Menichetti, gli indici di occupazione in ospedale restano sempre a livelli molto alti, malgrado le restrizioni, come mai?

"Ritengo sia ancora presto per vedere i risultati delle ultime misure intraprese. Stiamo vivendo una seconda ondata importante, a tratti violenta. Mesi addietro c’era un focolaio tra Bergamo e Brescia che tracimava nei territori vicini, adesso questa marea si è spalmata in tutta Italia, ci siamo organizzati meglio ma sostanzialmente mancano terapie risolutive. I numeri dei ricoverati in degenza ordinaria, faccio l’esempio della mia città, hanno raggiunto ampiamente i picchi di marzo, forse appena più contenuto l’utilizzo delle terapie intensive, ma siamo sempre a livelli di zona rossa. Noi abbiamo in media 200 ricoverati, con 4-5 vittime al giorno. I grandi anziani e i malati fragili sono sempre preponderanti, spesso afflitti da diabete, obesità, altre condizioni debilitanti. Ma il virus attacca pure i giovani sani. Siamo rimasti di stucco nel vedere una ragazza di 29 anni con polmonite seria, candidabile al trattamento con plasma".

Sarebbe la famigerata variante spagnola del Coronavirus?

"L’ipotesi che stia circolando una forma virale più contagiosa a maggiore patogenicità va considerata, è stata descritta in letteratura ma non ci sono prove che stia circolando dalle nostre parti. Del resto i virus respiratori a Rna sono mutevoli, questo continuo riarrangiamento non dovrebbe sorprenderci".

Perché la strage non si è fermata?

"Davanti a un incendio, prima prendono fuoco i rami secchi, nel nostro caso i grandi anziani. Dopo le fiamme attaccano il legno verde, i giovani. Ma non credo che a marzo avremo una terza ondata, anzi. Penso che in aprile tireremo le somme, e sono fiducioso che tra vaccini ipertecnologici e anticorpi monoclonali ormai prossimi alla produzione, con l’arrivo poi della bella stagione, potremo forse anche attenuare qualcosa nei nostri comportamenti. L’autunno e l’inverno purtroppo giocano adesso a favore del virus, la decisione di aprire tutte le scuole dalla sera alla mattina (allude ai trasporti sovraffollati e agli assembramenti, ndr) ha contribuito a far impennare le curve".

Lei è il titolare della sperimentazione con gli anticorpi dei convalescenti, a che punto siamo?

"Nel protocollo con plasma iperimmune manca un responso chiaro definitivo. Abbiamo arruolato 350 candidati. Alcuni l’hanno definita terapia salvavita, altri la considerano inutile. Due posizioni estreme, mancano evidenze in un senso o nell’altro. La ricerca deve andare avanti".