Sabato 20 Aprile 2024

"Covid dono di Allah". Preso l’italiano dell’Isis

Arrestato Nicola Ferrara, 38 anni, per istigazione al terrorismo. Si era radicalizzato nel 2015. Da militare aveva partecipato a missioni di pace.

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Era tra chi pensava al virus come a una punizione divina. A fine marzo in tanti morivano e lui: "È una cosa di Allah, una cosa positiva", perché "la gente sta impazzendo" e per gli infedeli "tutto l’haram (proibito, ndr) adesso è difficile farlo", cioè grazie al confinamento addio a pericolosi "vizi" come bere e stare in compagnia.

Nicola Ferrara, un 38enne pugliese convertito all’Islam e tifoso dell’Isis, che da una decina d’anni viveva a Milano lavorando ultimamente in un parcheggio a pagamento, non perdeva occasione per esternare al telefono, senza sapere d’essere intercettato, il suo "odio per l’Occidente". Da ieri è in carcere per apologia e istigazione all’adesione allo Stato islamico.

Per anni ha invaso i social con post, audio e video di propaganda per il califfo e i suoi seguaci. Un po’ fissato al punto che tempo fa, nel tentativo di convincere una ragazza (con le sue stesse convinzioni) a sposarlo, le inviò su WhatsApp il link ad un video intitolato ‘come preparare una bomba nella cucina di vostra madre’. Lei rispose di non essere pronta al matrimonio.

Ferrara è stato arrestato dai carabinieri del Ros nell’inchiesta dei pm Alberto Nobili, Piero Basilone e Leonardo Lesti. "Non è un semplice convertito – scrive il gip Guido Salvini nell’ordinanza di custodia cautelare – ma una persona che ha deciso di dedicare la sua vita alla religione islamica con una visuale radicale, condividendo gli ideali dello Stato islamico".

‘Issa’ (questo il suo nome elettivo) frequentava l’associazione culturale milanese Al Nur di orientamento sunnita, e in particolare due 17enni che pregavano nello stesso centro e ai quali avrebbe proposto le sue "tesi estremiste". Secondo gli inquirenti, Ferrara, che era stato più volte in Qatar e negli Emirati arabi, era molto noto nell’ambiente radicale ed era diventato un punto di riferimento per neo convertiti italiani. Avrebbe anche fornito assistenza economica (400 euro) a un detenuto a Cosenza perché arrestato in un’indagine dei pm di Perugia.

Proprio quest’ultimo, del resto, aveva convertito e portato lui alla radicalizzazione. Ferrara, una persona "anonima" – come scrive il gip – negli ultimi anni, almeno dal 2015, si era fatto crescere la barba, indossava abiti islamici e si era trasformato in un "radicalizzatore mascherato da sapiente", anche se quando faceva il servizio di leva aveva partecipato a una missione di "peacekeeping in Albania".

Nel maggio dello scorso anno, invece, Issa avrebbe indottrinato un ragazzino che frequentava l’associazione Al Nur con queste parole: "Siamo noi che dobbiamo lottare contro queste persone qua, loro non vogliono che tu adori Allah". E così sul suo profilo Facebook, dove contava "oltre 2mila amici", metteva immagini di Bin Laden, delle Torri Gemelle, dello sceicco Al Bagdadi, di foreign fighters, di donne col mitra in mano. E Facebook non ha mai segnalato o bloccato l’account ed è intervenuta, come ha spiegato il pm Nobili, "solo dopo le nostre insistenti richieste". La piattaforma Soundcloud, invece, Ferrara la usava per ascoltare brani del tipo: "Il miscredente è renitente. Versate il sangue della sua giugulare". Una "esaltazione" continua alla jihad che, scrive il gip, può "fare breccia nelle menti di giovani più o meno emarginati del mondo occidentale".