La soluzione per contrastare il contagio da Covid è "la giusta distanza", come chiedeva Bencivenga (Fabrizio Bentivoglio) nel film omonimo di Carlo Mazzacurati (2007). Una giusta distanza fisica che non è stata rispettata durante la festa dei 30mila in piazza a Milano per lo scudetto tanto atteso dell’Inter. A molti tifosi mancava anche la mascherina e quindi il rischio è doppio. "Lo vedremo fra quindici giorni", afferma Fabrizio Pregliasco, virologo, che teme un picco dei contagi. Non tutti sono d’accordo perché all’aperto la trasmissione del virus è più difficile: a Napoli, per i festeggiamenti della Coppa Italia il 17 giugno 2020, non ci furono focolai.
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Dove si diffonde il Coronavirus?
Al chiuso, molti studi lo dimostrano: un ambiente chiuso e poco areato permette al virus espulso dalla bocca di un infetto di propagarsi più facilmente e arrivare a contagiare anche più di 2,5 persone. Se poi il contatto è più lungo di dieci minuti, si parla addosso all’altro o addirittura si canta a squarciagola l’effetto moltiplica. Un ricercatore ha studiato 33.741 contagi: solo 11 sono avvenuti in ambienti esclusivamente esterni. Un anno fa il dottor Edwin Goedhart aveva condotto uno studio commissionato dalla Federcalcio olandese: è molto più raro che due giocatori si trovino per più di trenta secondi a meno di un metro e mezzo uno dall’altro rispetto a un cliente che starnutisca in un supermercato dove gli effetti sarebbero ben peggiori. Recentemente ad Amsterdam si è giocata la partita Olanda-Lettonia con cinquemila spettatori selezionati sugli spalti e non ci sono state conseguenze.
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Dobbiamo temere aperitivi e movida?
Il professor Giorgio Buonanno, ordinario di Fisica ambientale a Cassino e a Brisbane, da tempo studia le goccioline che trasmettono il virus e già a marzo 2020aveva messo in allerta sui comportamenti da tenere e la prevenzione sia all’interno sia all’esterno. Con gli ultimi studi effettuati è ancor più perentorio: all’aperto e senza mascherina basta tenere un metro e mezzo di distanza e non accade nulla. Questo perché l’aerosol (la propagazione delle goccioline più piccole e persistenti) diventa così innocuo.
I droplets, le gocce più grandi e più cariche di virus, cadono invece entro i cinquanta centimetri dalla bocca: se proprio si deve stare vicini ci vuole la protezione. Una domanda riguarda gli aperitivi, punto fondamentale della movida da coprifuoco: come ci si deve comportare al tavolino, per quanto si può parlare ravvicinati senza rischiare? Alcuni esperti parlano di dieci minuti oltre i quali il pericolo cresce. La soluzione è abbassarsi la mascherina solo nel momento in cui si beve. E così deve funzionare anche camminando nei luoghi del passeggio serale.
Concerti a Wuhan, ma in Cina il virus è sparito?
In Cina i casi sono ormai poche centinaia al giorno e i morti sono fermi a 4.636: si può dire che il Covid è sconfitto. Esemplare la città di Wuhan dove tutto è nato: il primo maggio lo Strawberry Festival ha visto partecipare ai concerti 11mila spettatori fra i quali solo una decina aveva la mascherina e non è stato tenuto alcun distanziamento. L’unico provvedimento preso dagli organizzatori è stato quello di avere limitato l’accesso del pubblico.
Dopo gli esperimenti, il mondo può riaprire?
Anche per gli eventi al chiuso si cerca di trovare soluzioni. È ufficiale il risultato dell’esperimento tenuto a Barcellona il 27 marzo, quando cinquemila persone sono state radunate per un concerto al Palau de Saint Jordi: tampone per tutti prima e dopo e mascherine: sono risultati sei contagiati, nessuno ricoverato, una percentuale che dimostra che la via della riapertura controllata è non solo possibile ma necessaria. A New York i teatri e i ristoranti hanno riaperto: pubblico e clienti vaccinati, tamponati e distanziati. Invece in Italia ancora non si sa, a sei giorni dagli Internazionali di tennis, quando e quanti spettatori potranno essere sulle tribune. E tutti sarebbero disposti a rispettare norme logiche di comportamento.