Covid, addio tombola e cenoni. Vietati i mercatini. Il giro di vite 'spegne' il Natale

La curva dei contagi continua a salire, possibili ulteriori restrizioni. Conte pessimista: "Non prevedo abbracci sotto l’Albero". Censis e Confimprese fanno i conti del coprifuoco di fine anno: "In fumo venticinque miliardi di euro". E scoppia il caso rimborsi

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Non è lo spettro che tormentava Ebenezer Scrooge nel racconto di Dickens ma è altrettanto spaventoso. Lo spirito del Natale presente agita il sonno di tutti gli italiani, oltre che dell’esecutivo. Un lockdown durante le festività, o comunque un giro di vite agli spostamenti per smorzare i contagi più che una scommessa appare a molti quasi una certezza. Naturalmente, saranno decisivi i dati sul’epidemia di fine novembre, ma l’andamento attuale della curva lascia poco spazio all’ottimismo, visto che sono scontati ’upgrade’ di Regioni nelle prossime ore nelle aree più a rischio. Che non sarà un 25 dicembre come gli altri, lo dice chiaro e tondo proprio Conte: "Non immagino feste con baci e abbracci, cenoni e tombolate". E d’altra parte, nelle risposte alle domande più frequenti sul sito del governo ci sono altre picconate alle tradizioni: si chiarisce che il Dpcm vieta fiere e mercatini di Natale ovunque, "su tutto il territorio nazionale". Ancora: i bambini dovrebbero incontrare i nonni solo in caso di estrema necessità, e va da sé che basterebbe questo a minare la più natalizia delle consuetudini, le serate familiari. Non basta, gli spostamenti nelle seconde case sono consentiti da zona gialla a zona gialla: se le festività fossero ora, ci si potrebbe muovere per le vacanze in quasi tutto il paese. Ma già la prossima settimana la situazione potrebbe essere diversa e, a maggior ragione, per la fine di dicembre.

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Sì, perché il Comitato tecnico scientifico prevede il picco di questa ondata di Covid intorno al 21 dicembre. E il commissario Arcuri ha dichiarato venerdì che per arrivare a un abbassamento della curva ci vorrà un mese e mezzo: sempre al 21 torniamo. Comunque vadano le cose, una data probabilmente troppo a ridosso delle festività per consentire allentamenti delle restrizioni. Non è uno dei tanti sacrifici richiesti in questi giorni. È peggio, molto peggio per tutti, non solo per i cristiani. Dal rapporto del Censis-Confimprese emerge che un eventuale lockdown "brucerebbe" 25 miliardi di consumi, mentre la Coldiretti stima in 5 miliardi la perdita qualora non si facessero cenoni e pranzi.

Non sarebbe facile neppure per i cittadini: il peso delle restrizioni sarà avvertito durante le vacanze come più soffocante di quanto già non sia. Ma sarà un problema enorme anche per il governo. Prima di tutto perché la grande festa dei consumi, che coincide con il Natale, nella lista delle urgenze economiche di Palazzo Chigi era seconda solo alla necessità di tenere aperte le fabbriche. Ma anche perché se la botta sarà troppo forte bisognerà "ristorare" sul serio e non basteranno certo gli stanziamenti dei due decreti ristoro. Quello bis, varato nella notte tra venerdì e sabato, prevede sì un fondo per le situazioni di emergenza ma si aggira sui 400 milioni. Sideralmente distanti da quanto sarebbe necessario per coprire anche solo in buona parte le perdite.

L’esecutivo ha deciso di rinviare al varo della prossima manovra uno scostamento di bilancio che sarà senza dubbio necessario, a quel punto, però, specie se il contagio non darà segni di arretramento sarà obbligatorio fare i conti con la necessità di offrire un sostegno ben più robusto a chi dalla crisi è stato messo in ginocchio e che senza la risorsa del Natale potrebbe altrimenti ricevere il colpo di grazia.

 

 

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