Venerdì 19 Aprile 2024

Covid a Bolzano, turisti al bar dopo le 18. Cinema e teatri aperti: "Siamo autonomi"

Reportage dall’Alto Adige, dove le ordinanze spengono il coprifuoco. I gestori ai clienti stupiti: "Niente serrata, potete continuare a rilassarvi al tavolo"

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Fa per alzarsi dal tavolo dello storico ristorante-pizzeria, "sono quasi le sei, chiudono, no?". Ma l’amico Enrico Cezza continua a sorseggiare la sua birra e la blocca: "Tranquilla, siamo a Bolzano". Così Giorgia Martello, 24 anni, studentessa lavoratrice, veneta, scopre in diretta che questo è un altro mondo "e davvero, non lo sapevo". Benvenuti in Alto Adige, la capitale dell’Italia che dice no.

Chiusure: proteste in tutt'Italia

Bar aperti fino alle 20, ristoranti fino alle 22. La soglia delle 18 – il coprifuoco nazionale – resta perché dopo quell’ora si può consumare solo al tavolo, posti assegnati e al massimo in quattro, se non siete di famiglia. "Ma se mangi un wurstel e bevi una birra al banco mantenendo la distanza, che male c’è?", smussa gli angoli una ristoratrice.

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Passa qualche ora e la voglia di libertà contagia anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Da oggi ha previsto le stesse chiusure morbide sui locali e sulla scuola ha lasciato in classe i ragazzi delle superiori. Arno Kompatscher, il collega di Bolzano, sulle secondarie si è fermato prima, "almeno il 50%" è didattica a distanza. Ma sulla socialità è andato oltre. La sera puoi scegliere se andare a cena fuori, al cinema o a teatro, "ammesse al massimo 200 persone", chiarisce l’ordinanza per ora senza scadenza, dipende dai contagi.

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In provincia i positivi sono 6.755 su quasi 115mila persone – più di un quinto della popolazione – sottoposta a tampone, 12 i ricoverati in terapia intensiva. Poi: per i ritmi della città, il coprifuoco dalle 23 alle 5 passa quasi inosservato, "meglio se non lo mettevano ma noi siamo nordici, i ristoranti qui di fatto lavorano fino alle 22, difficile si vada oltre", pareggia i conti Marika Massari, 20 anni, studentessa di Economia, seduta al tavolo di un caffè con l’amico Stefano Salsini, coetaneo, fuorisede da Lucca nella stessa facoltà. "Bene le 22, almeno i locali possono lavorare", dice lui. Sono le sette di sera, diluvia e fa freddo ma una passeggiata tra le vie delle bancarelle dà una ventata di vita, in sottofondo si sente quel chiacchiericcio che sa di svago, risate e tintinnare di bicchieri sotto i dehor.

A quest’ora, nel resto d’Italia è il deserto. "Vabbè, noi siamo centomila e a Milano milioni, non è paragonabile", semplifica un trentenne che beve birra con tre amici sotto i portici di un locale ma non ha molta voglia di parlare di Covid. "Lascia perdere, lavoriamo nel turismo, non sappiamo cosa potrà accadere domani". C’è un clima di attesa. "Perché alla fine anche noi siamo italiani – ammette con una certa delusione una ragazza seduta in osteria con tre amici –. Magari le regole più severe arriveranno anche da noi...". Nel frattempo, godiamoci – con giudizio – questa libertà. Qui, è noto, la gente sa cosa significhi rispettare la disciplina. E allora Nicoletta Angeli stasera come sempre aspetta i clienti nella splendida torre di Hopfen &Co, "trattoria tipica e birreria artigianale" in piazza delle Erbe, la più antica di Bolzano, una volta qui c’erano le carceri. Ottocento anni che ti scrutano dalle pareti, là c’è il ritratto di Anton Gostner, "era il figlio dei proprietari storici, il suo spirito vaga ancora tra queste mura".

"La boccata d’ossigeno è la chiusura alle 22, certo – riconosce Angeli, collaboratrice del titolare –. Ma con questo virus hanno costruito una pressione psicologica tale... Mi aspetto che i nostri clienti abbiano sempre voglia di uscire. Anche perché stiamo assieme tutto il giorno, la sera il virus è lo stesso. Se manteniamo le distanze, perché dovremmo rinunciare? Sono appena partiti i tedeschi, chi era qui in vacanza doveva rientrare entro domenica altrimenti avrebbe dovuto farsi la quarantena. Abbiamo 24 dipendenti, stiamo attivando anche le pratiche per la cassa integrazione, per essere pronti. Dico sempre ai ragazzi: i clienti sono qui per un’ora di relax, devono essere sereni. Vediamo di lasciare il Covid fuori dalla porta".