Così si offende la libertà delle religioni

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Izzedin

Elzir*

Il disegno di legge del Governo danese rivela debolezza. Sembra che uno Stato liberale non sia in grado di garantire la sicurezza dei cittadini se non comprimendo la libertà religiosa che è vanto delle democrazie; che è il nostro vanto. Altro è chiedere che i sermoni siano letti nella lingua del Paese in cui sono pronunciati oltre a quella degli uditori. La preoccupazione di derive estremiste sembra nel caso sposare una chiamata in correità delle religioni, quando sappiamo che i fatti, anche i più dolorosi, nascono dalla convergenza di più attori: culturali, economici, di fede.

Vi sono estremismi laicisti e militari, talvolta coincidenti.

Mi limito a ricordare che il più alto numero di vittime dell’estremismo armato è tra i musulmani. Ma non posso dimenticare come in molte parti del mondo non vi sia libertà in generale e di culto in particolare anche per i fratelli cristiani e che tra di essi vi siano migliaia di vittime di cui si parla poco. La nostra filosofia del Diritto, celeste e umana, prevede l’innocenza fino a prova contraria. Questo disegno di legge fa il contrario: il fedele sembra colpevole in partenza e deve dimostrare di non esserlo. La fede nasce nella storia, non si nasconde dietro la porta di casa. Esercitarla nel rispetto degli altri e con il rispetto degli altri verso chi crede, è una garanzia di libertà, anche nelle scelte di sicurezza, comprensibili mentre il mondo cambia anche per effetto delle migrazioni (spesso dettate da necessità e da costrizione). Gli uomini e le donne di fede vanno coinvolti, non diffidati e nemmeno derisi.

*Consiglio direttivo Ucoii