"Così produciamo i monoclonali anti-Covid"

Lucia Aleotti, azionista di Menarini: "Orgogliosi di fabbricarli". Sul caso brevetti: "Il virus non si batte abolendo le licenze"

Lucia Aleotti, 55 anni, azionista della Menarini, multinazionale del farmaco di Firenze

Lucia Aleotti, 55 anni, azionista della Menarini, multinazionale del farmaco di Firenze

Da una parte la corsa ai vaccini. Dall’altra, altrettanto importante, la sperimentazione degli anticorpi monoclonali, per curare coloro che sono già infettati dal Covid. In mezzo la speranza che la pandemia possa essere fermata prima possibile, al netto delle varianti che stanno avanzando.

Ma come fare a intervenire nella maniera più rapida? Come produrre miliardi di vaccini per immunizzare l’intero pianeta?

"Non certo con la sospensione dei brevetti". Lucia Aleotti, azionista Menarini e patron insieme al fratello Alberto Giovanni della multinazionale del farmaco con sede a Firenze, è certa che togliere i diritti sulla proprietà intellettuale sarebbe un disastro.

Dottoressa Aleotti, perché una tregua sui brevetti sarebbe così dannosa?

"Partiamo col dire che i tempi con cui le aziende sono arrivate a questi vaccini è un risultato pazzesco, impensabile, su cui nessuno avrebbe scommesso. E invece le aziende sono riuscite a portare a disposizione dei pazienti di tutto il mondo vaccini in 8-9 mesi. Per fare questo le aziende hanno investito, centinaia e centinaia di milioni. Ci sono quelle come Pfizer, Astrazeneca, Moderna e a giorni Johnson & Johnson che ce l’hanno fatta. E ci sono poi altre aziende, altrettanto prestigiose, che invece hanno avuto dei fallimenti, nonostante abbiamo investito moltissimi soldi. Allora, come si può dire a chi ce l’ha fatta che sospendiamo i brevetti?"

Dicendo che si possono produrre più vaccini, ad esempio.

"No, non è così. Non è un problema di brevetti, ma di capacità produttiva. Le aziende stanno già usando tutte le loro capacità, hanno dato la disponibilità sulle licenze per la loro tecnologia a chiunque abbia conoscenze e possibilità di produrre. Ma il problema è che siamo in un collo di bottiglia: nessun farmaco è mai stato prodotto in miliardi di dosi tutte insieme. E non è possibile avere all’improvviso tutte le tecnologie e il personale formato. Si parla tanto dei bioreattori, che sono le strutture dove si producono i vaccini, ma non sono mica silos qualsiasi. E poi c’è un altro problema, ancora più grave..."

E cioè?

"Si sta già chiedendo alle aziende di investire nei vaccini per le prossime varianti. Chiaramente a loro rischio e pericolo. E nel frattempo che si fa, si toglie loro il brevetto su quanto già raggiunto? Allora: diciamo che i vaccini ci sono perché qualcuno ha rischiato e investito per portarli ai pazienti. E se non si riconosce la proprietà intellettuale il rischio è che nessuno investa più".

Secondo lei come si dovrebbe procedere?

"Con l’impegno di tutto il mondo, delle istituzioni e della aziende. Domani (oggi per chi legge, ndr) ci sarà un nuovo incontro col ministro Giorgetti e Farmindustria, per fare un passo avanti nella collaborazione fra le aziende farmaceutiche e l’intera filiera, e aumentare la produzione di vaccini. Altrettanto importante è l’impegno sugli anticorpi monoclonali".

Menarini è impegnata nella produzione di monoclonali messi a punto da Toscana Life Sciences di Siena, che ha appena ricevuto importanti fondi pubblici.

"Sì, siamo partner di Tls, l’azienda che ha creato l’anticorpo antiCovid. Ed è su questa ricerca che ha ottenuto i fondi. Noi siamo coloro che producono le dosi che servono per la loro sperimentazione clinica. E siamo davvero felici e orgogliosi di questa collaborazione tutta italiana con Tls".