Venerdì 19 Aprile 2024

Costretti a camminare insieme

Pierfrancesco

De Robertis

Stavolta il premier si è permesso di farsi beffe della Lega sulle tasse perché poteva contare su Pd e 5S, un mese fa bypassò le bizze grilline sulla riforma della giustizia applicando lo schema opposto. Se infatti la Lega è fragile, non è che M5S e Pd se la passino benissimo. A guardarli bene, i dati di domenica non sono stati strepitosi per nessuno, e lo stesso Letta a Siena, dove è passato per vincitore festeggiando fino a notte in piazza del Campo, ha perso quasi il 40 per cento dei voti che aveva preso Padoan tre anni fa (33 mila voti contro 53mila).

Ma è indubbiamente la Lega la compagine che in questa sorta di equilibrio del terrore rappresenta l’anello più debole, perché è l’unica che si trova una concorrenza "interna" alla coalizione, Fd’I. Una situazione destinata a non cambiare fino a quando Salvini non avrà risposto alla domanda che gli arrovella in testa da giorni, per il momento inevasa: sono andato male alle elezioni perché troppo di governo o troppo di lotta? Un concetto che il Capitano farebbe bene quanto prima a chiarire a se stesso, pena l’avvitarsi in una spirale frustrante che lo fa passare dalla parte del torto anche quando tutti i torti non li ha (sul catasto sono in molti a pensare che Draghi non la racconti giusta, e che la stangata ci sia anche se solo rinviata), e che non lo fa essere credibile né quando è di lotta né quando è di governo, scontentando entrambi i fronti. Gli antagonisti crederanno più alla Meloni, i governisti a Forza Italia, o a Calenda. Ottenendo inoltre il paradossale risultato di "regalare" alla sinistra il personaggio Draghi. A quella sinistra che fino alle ultime capriole del Capitano, il governo Draghi (citofonare Bettini) non lo reclamava neppure, non considerandolo "un nostro governo". Troppi regali tutti insieme in politica non se li può permettere nessuno.