Mercoledì 24 Aprile 2024

Costi energetici e inflazione: il ruolo della Bce

Antonio

Patuelli

Le scelte di politiche economiche o monetarie debbono sempre più basarsi su dati e con tempi più ravvicinati che in passato. Incidono sui processi decisionali le tecnologie e la globalizzazione che si diffonde sulla circolazione dei dati in tempo reale: le statistiche appaiono spesso invecchiate e le previsioni non possono essere perfette, mentre i dati in tempo reale sono la novità dei nostri tempi.

Da metà dicembre il prezzo del gas in Europa è crollato: il Ministro italiano dell’Economia ha anticipato che per febbraio il costo delle bollette del gas diminuirà di circa il 40%.

Queste riduzioni di costi incidono e incideranno anche sull’inflazione che in Europa è stata alimentata soprattutto dalla crescita dei costi dell’energia, in particolare del gas.

Il 2 febbraio si riunirà il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, come faranno, in questa settimana, anche altre fra le principali banche centrali del mondo.

Come e quanto verranno tenuti in conto i nuovi dati sui ridotti costi dell’energia e i riflessi sull’inflazione? Come e quanto incideranno sulle scelte i dati che emergono in tempo reale?

I rilevanti cambiamenti che si susseguono non possono essere trascurati e superati da scelte predefinite.

I tassi della Bce (2,5%) sono comunque fra i più bassi del mondo, più limitati di quelli dell’Europa non aderente all’Euro: il Regno Unito ha il 3,5%, l’Ungheria il 13%, Repubblica Ceca e Romania il 7%, Polonia il 6,75%, Islanda il 6%, Serbia il 5,25%, Albania e Norvegia il 2,75%, mentre la Turchia ha il 9% e la Russia il 7,5%. Solo Danimarca e Svizzera hanno in Europa tassi un po’ più bassi, mentre USA e Canada hanno il 4,5%, Cina, India e Sud America ancor più alti.

La lotta all’inflazione è necessaria per difendere salari, stipendi, pensioni e risparmi, ma deve evitare una nuova recessione.

(*Presidente Associazione Bancaria Italiana)