Mercoledì 24 Aprile 2024

Cospito, figlio di Marco Biagi: "Stesso clima di allora. Sbagliati gli appelli per lui"

Suo padre fu ucciso dalle Nuove Brigate Rosse: "Loro e gli anarchici, due mondi paralleli. Dalla discussione sul detenuto i grandi esclusi sono le sue vittime. Questo mi lascia senza parole"

Lorenzo Biagi, la preoccupa questo clima di tensione? "Molto. Anche perché, sulla base di quello che ho già vissuto sulla mia pelle con l’uccisione di mio babbo Marco, posso dire che c’è un clima generale molto simile a quello di allora. Mi preoccupano le ipotetiche conseguenze di questa escalation".

Quasi ventuno anni fa, in una serata fredda di Bologna, Lorenzo aspettava da una finestra di casa il papà, giuslavorista e consulente del Governo. Come tutti i bambini tornati da una gita con la scuola aveva un mondo da raccontare. Poi, all’improvviso, il rumore sordo dei proiettili delle Nuove Brigate Rosse. Una bici a terra sotto i portici. La morte. Nessun racconto, solo vite interrotte.

La presidente Giorgia Meloni ha chiesto di abbassare i toni. È d’accordo? "Perfettamente, ha fatto benissimo: l’unica cosa di cui non c’è bisogno è qualunque tipo di divisione, più o meno accentuata, visto il momento di tensione grave e pericoloso. Bisogna unirsi. Fare polemiche politiche su questo tema è sbagliato".

Lorenzo Biagi, figlio di Marco, il giuslavorista ucciso dalle Nuove Br
Lorenzo Biagi, figlio di Marco, il giuslavorista ucciso dalle Nuove Br

Oggi come nel 2002? "Da quando mio padre è stato ucciso non si vedeva né percepiva una tensione simile. Lo dimostrano le lettere di minacce, le telefonate sugli attentati, gli attacchi a ripetitori e aziende, le molotov, i cortei".

Pd e FdI si scontrano frontalmente, Meloni chiede silenzio, intanto si raccolgono firme a favore di Alfredo Cospito. Fra questi, si trovano rappresentanti delle istituzioni e personaggi noti: non è un cortocircuito? "Sul 41 bis si sono già espresse alcune corti, e questo è un tema. Purtroppo ho sentito alcuni di questi firmatari in tv dire che ‘Non siamo mica negli anni di piombo, è tutta un’altra cosa’. Beh, mi sento di dire che non è vero. Per due motivi".

Quali? "Il primo, e i firmatari dovrebbero saperlo, è che ci sono collegamenti molto fitti fra mondo anarchico e quello eversivo-terrorista. È stato dimostrato attraverso intercettazioni, in particolare a Bologna. Bisogna stare attenti, altrimenti si ’sminuisce’ quello che sta compiendo il mondo anarchico. E poi ho un’altra domanda: gambizzare una persona, piazzare due bombe che solo per caso non provocano una strage, è davvero meno grave di un omicidio?".

Molti anarchici che oggi protestano per la liberazione di Cospito e l’abolizione del 41 bis sono gli stessi già condannati per il sostegno, nel 2007, a Nadia Desdemona Lioce, una delle brigatiste che uccise suo padre. Cosa prova? "Beh, non mi sorprende. I due mondi corrono in maniera parallela. Per me è una ferita che non si rimarginerà mai. Il pericolo eversivo in Italia non è mai venuto meno dalla fine degli anni Sessanta. Il terrorismo non è stato sconfitto completamente né definitivamente. Mi auguro, con quello che è successo a mio padre, che non ci siano più persone che devono morire a causa di questo clima, dettato anche da crisi economiche, sociali, globali. Ecco perché l’attenzione più che mai va tenuta alta".

Iniziano a vedersi collegamenti fra i mondi studenteschi e gli anarchici. "È molto pericoloso, è un attimo cavalcare certe ideologie mentre il Paese soffre nel malcontento. Bisogna impedire che gli anarchici abbraccino i collettivi studenteschi. Per questo è importante coltivare la memoria, come stiamo facendo con la pagina Facebook ‘Mio babbo Marco Biagi’. Esempi di vita positiva, di servitori dello Stato, possono dare un’immagine di speranza a questo Paese".

Resta però un contesto difficile. "Abbassare i toni non significa non sottovalutare, stare più che in allerta. Ho avuto modo d parlare con una persona che aveva condotto le indagini sui terroristi che hanno ucciso mio babbo e lui stesso, parlando di questo clima, m’ha detto che si può fare di più, sempre di più. Pensiamo di fare abbastanza per ricordare, evitare, condannare. Ma non è mai abbastanza".

Lei ha perso suo padre. Come lei molte vittime di terrorismo. Eppure a volte non ha la sensazione che il dibattito tuteli o giustifichi più i carnefici delle vittime? "In tutti questi giorni non ho letto da nessuna parte una parola, ma proprio nemmeno una, di sostegno o vicinanza nei confronti del dirigente gambizzato da Cospito".

Perché? "Non lo so. Ma è una negligenza molto grave. Spesso in tv o a presentazioni di libri sono chiamati ex terroristi o antagonisti. Non sarebbe più importante ascoltare soprattutto le vittime, i loro famigliari? Questo mi lascia senza parole".

E il fatto che molto di questo rigurgito anarchico scaturisca da Bologna? "Nemmeno questo mi sorprende. Ricordo che è la città in cui, pochi mesi fa, un gruppo (I P38, indagati e ora sciolti, ndr) ha suonato inneggiando alle Br".