Martedì 23 Aprile 2024

Così i cinesi si allargano in Sud America

Cesare

De Carlo

La sconfitta del Trump dei Tropici, Jair Bolsonaro, non riguarda solo il Brasile. Riguarda l’intero emisfero americano e l’Europa. Ci confronta brutalmente con un fenomeno geopolitico cui non prestavamo attenzione: la penetrazione cinese, economica e politica. Più o meno come è già avvenuto in Africa. Africa e America Latina sono depositi naturali di materie prime. E la Cina comunista sotto la guida del "grande navigatore" Xi Jinping, persino più potente del "grande timoniere" Mao Tsetung, ne ha bisogno. Punta a minare il primato degli Stati Uniti, a sostituirne l’egemonia mondiale, a ricattare la povera Europa afflitta dalla tragedia ucraina che l’immiserisce e l’espone addirittura all’incubo nucleare. Così i risultati in Brasile hanno una rilevanza che va al di là dei confini nazionali. Investono gli equilibri continentali e trovano una loro causa nelle interferenze ibride del regime cinese, interessato a favorire l’ondata rosa o rossa, come è stata chiamata dal Wall Street Journal la rivincita della sinistra. E non solo in Brasile. Oggi la sinistra governa anche in Colombia, Cile, Argentina, Perù, Bolivia, Messico, Honduras, e nella "troika della tirannia" cioè Cuba, Nicaragua, Venezuela. A Washington persino l’amministrazione democratica si rende conto che non si tratta di normali avvicendamenti politici e che dietro ci sono gli oltre 200 miliardi di dollari pompati in Sud America dalle banche cinesi e gli approvvigionamenti di petrolio, rame, ferro, metalli preziosi, soia, prodotti agricoli dallo zucchero al caffè al cacao, eccetera. Di recente il segretario di Stato Antony Blinken è andato in pellegrinaggio nelle capitali latinoamericane per rimediare alle disattenzioni del suo confuso presidente. Troppo tardi. La dottrina Monroe è solo un ricordo. L’America Latina non è più il cortile di casa degli Stati Uniti. La Via della Seta è arrivata anche laggiù. ([email protected])