Venerdì 19 Aprile 2024

Così hanno raggirato Lady Gucci per l’eredità

Chiusa l’indagine su 8 persone a Milano, prosciugato un tesoro milionario. I pm: la compagna di cella si è insinuata nella vita della Reggiani

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di Anna Giorgi

"Il mio sogno è tornare a lavorare da Gucci, perché mi sento ancora la più Gucci di tutti e alla fine Milano non mi ha voltato le spalle". Così parlava la ’Liz Taylor’ della maison, al secolo Patrizia Reggiani, condannata a 26 anni per il delitto del marito Maurizio, appena uscita da San Vittore, nel 2014. E invece Milano le ha voltato le spalle e lo ha fatto soprattutto chi avrebbe dovuto aiutarla a gestire l’eredità della ricca madre Silvana Barbieri, cioè lo stuolo di avvocati, amministratori di sostegno e la dama di compagnia, ex compagna di cella, Loredana Canò.

Nell’ultimo atto della storia maledetta di Lady Gucci ci sono otto indagati per circonvenzione di incapace, peculato, furto, corruzione e induzione indebita. A ricostruire il giro di interessi attorno all’eredità sono stati il pm Michela Bordieri e l’aggiunto Tiziana Siciliano nella chiusura dell’inchiesta notificata, tra gli altri, agli avvocati Maurizio Giani e Daniele Pizzi, rispettivamente legale di fiducia della signora Barbieri, difensore e poi amministratore di sostegno della figlia Patrizia. I due, per l’accusa, assieme a Canò, al consulente finanziario Marco Chiesa e ad altre due persone, avrebbero abusato delle fragilità psichiche della Reggiani "affetta da sindrome post frontale" come conseguenza di un tumore al cervello asportato nel ‘92. E Giani anche delle condizioni di debolezza della madre, morta ultranovantenne nell’aprile 2019. Per mettere le mani sull’ingente fortuna della signora Barbieri, tra cui una grande villa a pochi passi dal Duomo, 90 appartamenti dietro la stazione Centrale, gioielli e quadri, Giani avrebbe "orchestrato la scissione del patrimonio approfittando delle ridotte capacità della Barbieri creando due cespiti, uno in perdita e l’altro costituito dalla Fondazione Reggiani che deteneva quote di altre due società immobiliari".

La Canò, punto di riferimento fiduciario della ex signora Gucci, oltre a ottenere la nomina di Pizzi come amministratore di sostegno a vita, si era trasferita a vivere, insieme alla figlia, nella grande villa poco distante dal Duomo. Le avrebbe azzerato i rapporti sociali, bloccato i numeri di telefono, predisposto copioni che Lady Gucci doveva leggere durante gli incontri con le figlie. Accanto alla delega a operare sui suoi conti e a presenziare alle assemblee societarie, le avrebbe fatto firmare, complice Chiesa, una polizza vita con un premio da 6,6 milioni di euro indicandosi tra i beneficiari.