Martedì 23 Aprile 2024

Cosa prevede il patto Letta-Calenda: fermeremo la destra Protocollo scritto su seggi e riforme

Il segretario dem è convinto: "L’aria è cambiata. Facciamo sul serio e puntiamo a vincere". Il Pd cederà ad Azione e +Europa il 30% dei collegi uninominali. Fuoriusciti M5s e Fi nel proporzionale

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di Elena G. Polidori

Meglio mettere le cose in chiaro. Soprattutto, meglio scriverle. Nero su bianco e nessuno, poi, avrà da recriminare. Almeno si spera. Così ieri, a favore di telecamere, Enrico Letta e Carlo Calenda hanno siglato l’atteso accordo; il segretario dem ha trovato l’intesa con Azione e +Europa, blinda il fianco destro dell’alleanza ma lascia fuori Matteo Renzi. La coperta si scopre però a sinistra, con i malumori di Bonelli e Fratoianni; ci sarà oggi un nuovo incontro per provare ad appianare le divergenze. Ma il segretario dem è convinto: "Ora l’aria è cambiata, tutti capiscono che facciamo sul serio e puntiamo a vincere". Sondaggi alla mano, il centrosinistra sa che il centrodestra parte di gran lunga favorito. Per questo, Letta ha sempre cercato di costruire un’alleanza la più larga possibile. Dopo l’addio al M5s, reo di non aver votato la fiducia a Draghi, il compagno di viaggio più corteggiato è stato Calenda che, però stava coltivando la tentazione di correre da solo, al centro, in una lista con +Europa. Il senso dell’alleanza è stato riassunto da Letta: "Non è immaginabile che, dopo Draghi, il Paese passi al governo delle destre e sia guidato da Giorgia Meloni". E Calenda: "L’accordo elettorale riapre la partita. Tutti i punti che avevamo chiesto a Letta sono stati recepiti. I voti di Azione non andranno a chi ha sfiduciato Draghi".

L’accordo con i liberal di Calenda e Della Vedova passa dall’accettazione del principio chiesto dai centristi: niente leader di partito nei collegi uninominali, e niente fuoriusciti da M5s e Forza Italia. I vari Di Maio, Fratoianni, Bonelli, Gelmini saranno candidati solo nel proporzionale. A garantire i piccoli, sempre i dem, che offrono un "diritto di tribuna" ai leader di partiti e movimenti che entreranno nell’alleanza. Mano tesa che è rivolta soprattutto a Luigi Di Maio, viste le percentuali di cui la sua lista è accreditata, mentre Verdi e Sinistra Italia rifiutano ("Non ne abbiamo bisogno").

Le questioni poste sono programmatiche, dopo l’incontro fissato per oggi – spiega Fratoianni – valuteremo se sussistono le condizioni per fare quello che abbiamo provato a fare in queste settimane. In modo chiaro, senza trattative sui posti". Sull’altare dell’alleanza il Pd sacrifica però una percentuale importante dei suoi seggi: oltre a quelli per il diritto di tribuna nel proporzionale, i dem lasciano sul tavolo dell’accordo il 30% degli uninominali a favore di Azione e +Europa. Una percentuale che sarà applicata alle varie fasce (vincente, incerto, perso) in cui tradizionalmente vengono suddivisi i collegi. Sostanzialmente, Calenda e Della Vedova strappano tutti i collegi dove le simulazioni li indicano determinanti per la vittoria: una quindicina. E non dovranno dividerli se non al loro interno: fuori dall’intesa resta infatti Matteo Renzi.

Di porre il veto si incarica Emma Bonino: ieri mattina spiegava che l’accordo era possibile, ma non con Renzi. E ad accordo fatto sprangava la porta: "Azione non è un pentolone dove tutti arrivano all’ultimo momento. Renzi sta in difficoltà, ma non so che farci anche perché ci si è messo lui in quelle difficoltà". Ma Letta insiste nel parlare a tutte le "forze democratiche": a Matteo Renzi "non abbiamo mai chiuso le porte, non ci sono veti, le porte sono aperte. Per quanto mi riguarda il dialogo è aperto". "Abbiamo dimostrato tutti grande senso di responsabilità - ha detto ancora Letta - l’Italia vale di più rispetto alle discussioni interne; con la scelta di oggi abbiamo rovesciato il piano della campagna elettorale. E rivolto al centrodestra che già canta vittoria, il segretario dem ha concluso: "La pelle dell’orso non l’avete e non l’avete il 25 settembre perché vinceremo noi!".