
La questura ha diffuso le fotografie dei tatuaggi della donna, forse dell’est, non ancora identificata. E per il medico legale la bimba di sei mesi potrebbe essere stata uccisa la sera prima della scoperta. .
di Nino FemianiROMALa parola mette i brividi: strangolamento. Perché si riferisce a un corpicino indifeso di sei-otto mesi, soffocato la sera prima del ritrovamento e abbandonato tra i rovi di Villa Pamphili a Roma. Secondo l’autopsia effettuata all’istituto di medicina legale della Cattolica, la piccola non è morta per un violento colpo alla testa o per gli stenti, come si è pensato dopo i primi sommari accertamenti. La neonata era a duecento metri dal cadavere di una donna tra i 20 e i 30 anni, quasi certamente sua madre, con grandi tatuaggi sul corpo, chiuso in un sacco nero e già in avanzato stato di decomposizione. Una condizione che racconta che la sua morte risalirebbe a 3-4 giorni prima. Su entrambi i corpi, nessun segno di armi da fuoco o coltellate, ma almeno la bambina potrebbe essere uccisa dalla mano di un killer la sera prima del ritrovamento. E ora,nella Capitale è caccia all’uomo visto da alcuni giovani testimoni aggirarsi nel parco con un "fagotto in braccio", forse proprio la piccola ormai priva di vita. Una testimonianza che però non ha finora portato a ulteriori sviluppi.
Se riavvolgiamo il nastro di questo giallo, l’orologio si ferma alle 16.30 di sabato quando una passante nota il corpicino della neonata, abbandonato vicino a una siepe, non lontano dalla Fontana del Giglio. Circa due-tre ore dopo, tra la vegetazione, emerge da un sacco della spazzatura il braccio della donna, la cui identità resta ancora avvolta nel mistero. Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Roma, ipotizzano che le due vittime, entrambe di carnagione chiara e forse originarie dell’Est Europa, vivessero da qualche settimana all’interno dell’enorme parco della villa, dormendo in giacigli di fortuna tra i cespugli. Le prime analisi autoptiche non restituiscono un quadro certo delle cause del decesso della donna: nessuna lesione esterna evidente, nessun segno di violenza riconducibile ad armi. La polizia scientifica analizza ogni dettaglio: i vistosi tatuaggi sul corpo – una rosa su un piede, uno scheletro con una tavola da surf e un motivo floreale su omero e addome, un pappagallo sull’omero – potrebbero risultare decisivi per darle un nome e ricostruire la sua storia. Gli esami tossicologici sulla donna, alta 1,65 metri e di circa 58 kg di peso, dovranno poi chiarire se la morte sia stata provocata da un’overdose o da altre cause, mentre il dna prelevato da madre e figlia sarà confrontato anche con le banche dati estere degli scomparsi.
Alcuni testimoni raccontano di aver visto settimane prima la donna e la bimba su giacigli improvvisati nella parte più appartata del parco, di aver offerto loro del cibo e dei soldi: nessuno riesce però a collocare la storia di queste due ‘invisibili’ all’interno di un arco temporale preciso. Solo frammenti di ricordi sfocati, come avviene spesso quando si incontrano i senza fissa dimora. "Siamo abituati a voltarci dall’altra parte e a non segnalare queste situazioni. Invece andrebbe fatto", dice il direttore di Caritas Roma, Giustino Trincia. Nel quartiere i clochard censiti sono circa 40.
Nel frattempo, gli investigatori raccolgono testimonianze e visionano le immagini delle telecamere di sorveglianza tra via Olimpica e via Aurelia Antica. Il vertice in Procura tra il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, il pm Antonio Verdi e gli uomini della Mobile fissa una duplice urgenza: identificare l’autore del duplice omicidio e dare un’identità alle vittime. Il quadro, però, resta nebuloso, pieno di insidie. Nessuna traccia di trascinamento nei pressi dei corpi, nessun elemento che indichi una colluttazione. Solo il forte sospetto di una morte violenta per la bambina e di un decesso avvolto nel mistero per la donna. Gli inquirenti sono certi che ci sia dietro la responsabilità di uomo, anche lui forse un senza fissa dimora, ma che potrebbe aver goduto di qualche complicità nello spostamento dei corpi delle vittime.