Mercoledì 24 Aprile 2024

Corpi a pezzi nel trolley, la pista della coppia sparita

Svolta a Firenze, per i carabinieri i resti nelle valigie sono dei coniugi scomparsi nel 2015. Decisivo il test sul Dna delle figlie

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di Amadore Agostini

e Stefano Brogioni

Un po’ meno giallo, ma ancora tanto orrore, intorno al campo di Sollicciano, alla periferia di Firenze, dove sono spuntati i resti di un uomo e una donna squartati con una sega circolare e infilati in alcune valigie. C’è una pista, che porta verso l’identificazione delle due vittime e di conseguenza anche a un movente, per ora top secret, che avrebbe portato al macabro e violento duplice omicidio.

I carabinieri sono convinti che i due corpi siano quelli di Shpetim e Teuta Pasho, coppia di 50enni albanesi dei quali non si hanno più notizie dal novembre del 2015.

Le figlie Dorina e Vittoria denunciarono la loro scomparsa ai carabinieri e si rivolsero anche a Chi l’ha visto? per sperare di ritrovarli. Giravano voci di un loro trasferimento in Germania per via anche di rapporti familiari non proprio idilliaci, e le ricerche, con il passare del tempo, si sono piano piano esaurite senza alcuna concretezza. Ma con il ritrovamento dei resti umani nelle tre valigie (una quarta è stata cercata anche per tutta la giornata di ieri, invano) il caso dei Pasho è diventata la pista privilegiata degli inquirenti.

Anche grazie a un tatuaggio impresso sull’avambraccio del cadavere maschile: pure Shpetim ne aveva uno, in omaggio al suo passato da militare della marina albanese.

E poi altre coincidenze: marito e moglie alloggiavano, nel periodo della loro scomparsa, proprio a Scandicci: erano arrivati da Valona per star vicino al terzo figlio, Taulant, che entrava e usciva dal carcere per traffici di droga. E Sollicciano è anche il luogo del ritrovamento.

I carabinieri, coordinati dal pm Ornella Galeotti, stanno scandagliando la rete, piuttosto scarna, dei rapporti dei Pasho in Italia. E s’interrogano su chi avesse interesse a far loro del male. E non viene escluso nessuno. L’autopsia, eseguita ieri sui resti femminili recuperati lunedì pomeriggio, dice che la donna è stata orrendamente picchiata. Una violenza che sa di astio e rancori personali. In particolare presenterebbe più colpi al volto e alla testa, la frattura dell’osso ioide e quella di più costole. L’uomo, esaminato già sabato scorso, risulta invece ucciso da una coltellata alla gola. Un colpo secco, la morte quasi immediata e poi il corpo fatto a pezzi e diviso in due valigie. A loro volta racchiuse all’interno di altre due valigie.

Una violenza ancestrale, più che un maniaco o un serial killer. Anche se di "maniacale" c’è qualcosa nell’imballaggio di quelle ossa, al momento insufficienti per ricomporre completamente i due cadaveri. Per fare i pezzi i corpi è stato usato un attrezzo professionale: probabilmente una sega elettrica o uno strumento comunque in grado di fare tagli netti e precisi su corpi seminudi. Poi, i resti sono stati avvolti con il nastro isolante, adoperando nylon, del domopak, perfino una stoffa morbida per tutelare qualcosa di fragile. La valigia è stata a sua volta infilati in un bagaglio più grande. Il sospetto è che il tutto non possa essere opera di una sola persona. E almeno due sarebbero stati anche al momento di disfarsi delle valigie: uno guidava a passo d’uomo, l’altro gettava, probabilmente un furgone dallo chassis piuttosto alto. Così si spiegano le distanze, di circa 70 metri l’uno dall’altro, dei tre ritrovamenti.