Coronavirus, braccio di ferro sulle zone rosse. L'ultima parola spetta allo Stato

L'offensiva delle Regioni, il rebus delle ordinanze: Emilia Romagna e Campania attuano misure restrittive nei comuni più colpiti

Stefano Bonaccini (foto Serra)

Stefano Bonaccini (foto Serra)

Roma, 17 marzo 2020 - Rossa, arancione o gialla. Nella prima fase dell’emergenza Coronavirus, la cartina dell’Italia aveva almeno tre colori. Almeno fino a quando, con il decreto ‘Resto a casa’, il governo non ha deciso di eliminare ogni differenza cromatica trasformando lo stivale in una unica zona protetta. Ma chi decide in tempi di emergenza? A chi spetta l’ultima parola? In generale, i poteri fra Stato centrale e Regioni sono fissati dal titolo V della Costituzione. E, in materia di salute e sicurezza nazionale, la prima e ultima parola, almeno sulla carta, spetta al governo. 

Non a caso, le prime zone rosse, quelle nate fra Vo’ (Padona) e Codogno (Lodi), sono state decise con decreto del Presidente del consiglio. Così, come la loro estensione agli altri 14 comuni del Lodigiano. Fatto, però, il decreto, ogni Regione può interpretarlo a suo modo. E, soprattutto, emettere le cosiddette ordinanze attuative. Si tratta di provvedimento firmati dal governatore sulla base delle norme nazionali. E che possono essere di due tipi: scritti autonomamente Regione per Regione o concordati con il Governo e i ministeri coinvolti. In questo caso, quello della Salute. Provvedimenti emanati da tutti i governatori, con ordinanze che fino a ieri avevano replicato le norme contenute nel decreto di Palazzo Chigi.

Poi, però, qualcosa è cambiato. L’attuale quadro normativo, consente un certo margine di manovra alle amministrazioni locali. Così, anche sul fronte dell’emergenza Coronavirus, il sogno di avere regole uniformi in tutto il Paese è durato poco. Uscite dalla porta, le cosiddette zone rosse sono rientrate dalla finestra. Il primo a muoversi è stato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ha deciso la serrata in cinque comuni della Regione. Prima Ariano Irpino, dove c’era stata un’impennata dei contagi, al di sopra della media. Poi altre quattro piccole città in provincia di Salerno: Polla, Sala Consilina, Atena Lucana e Caggiano. 

Alla necessità della zona rossa non ha potuto sottrarsi neanche il numero uno dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha blindato il comune di Medicina e la piccola frazione di Ganzanigo. Ovviamente, in nessuna ordinanza, compare esplicitamente l’indicazione della zona rossa. Si tratta, dal punto di vista giuridico, solo di ulteriori restrizioni nell’ambito del decreto del presidente del consiglio, in pratica norme ‘attuative’.