Coronavirus, Garattini: vaccino in arrivo, ma non per tutti

Potrebbe essere pronto entro la fine dell’anno. "Però la disponibilità sarà limitata, andrà somministrato alle categorie a rischio"

Silvio Garattini  (Ansa)

Silvio Garattini (Ansa)

Roma, 2 aprile 2020 - Professor Garattini, nei centri di ricerca di tutto il mondo si insegue il traguardo del vaccino anti Coronavirus, siamo sulla buona strada?

"Siamo abbastanza avanti – risponde Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano –. Abbiamo una cinquantina di laboratori al lavoro nel mondo con vari tipi di approccio, entro fine anno sapremo se almeno uno di questi ha la probabilità di arrivare in porto. Ci sono interessi economici rilevanti, quindi grande competizione".

Le rivalità possono avvicinarci alla soluzione?

"Sì, ma la competizione dovrà essere corretta, ci sono caveat (norme, ndr) da rispettare".

Chi riceverà le prime dosi?

"Ecco, non avremo quantità infinite, almeno all’inizio. Occorrerà individuare i gruppi che hanno più bisogno, come anziani e operatori sanitari".

Non faremo come il tampone, prima ai calciatori?

"C’è una questione di etica e solidarietà, il prodotto dovrà essere accessibile. Ci saranno accordi internazionali per garantire la distribuzione e scongiurare il rischio speculazioni".

Ne usciremo una volta per tutte o torneranno ciclicamente ondate come un’influenza?

"Nessuno lo sa, dipende molto dal comportamento di questi Coronavirus, dalle eventuali mutazioni. Ci saranno comunque più tipi di vaccino, presumo, come è stato anche per la poliomielite. Oggi, per una persona anziana, è consigliato il vaccino antinfluenzale e anti-pneumococco. Se avremo un vaccino anche per il Coronavirus si potrebbe pensare a raggrupparli in un trivalente, non possiamo iniettare cento volte la stessa persona".

Che ostacoli ci sono?

"Abbiamo un handicap in Europa, la sanità non era inclusa nei patti di Roma".

Per cui arriveremo al vaccino in ordine sparso?

"Potrebbe essere l’occasione, data la situazione eccezionale, per dotarci di una strategia comune per una sanità europea".

Dall’osservatorio del Mario Negri, lei come vede questa emergenza?

"La pandemia ha dato uno scossone, l’Ema credo abbia qualcosa come una quarantina di proposte da esaminare in termini di nuovi farmaci".

Viene il momento di testare le molecole, milioni di persone reclamano le cure.

"E qui si apre una considerazione: i test sugli animali. Con la legge vigente in Italia, si deve passare attraverso quattro comitati, aspettare mesi. Non è solo burocrazia, ci sono anche ostacoli ideologici. A livello mondiale siamo il Paese che ha le maggiori difficoltà a fare sperimentazione. Anche solo per sfiorare un topo devo rispondere a cinquanta domande, fare un protocollo, passare dal Comitato etico animale, dall’Istituto superiore di Sanità e dal ministero e alla fine bisogna pure pagare una tassa. Per sperimentazioni sull’uomo basta un parere del comitato etico".