Coronavirus, tamponi-lampo ai calciatori. L'ira dei medici

La lettera di un primario: esami a tappeto a sportivi e vip. Ma in Italia ci sono 4.800 operatori sanitari infettati e 24 dottori uccisi dal virus

Un infermiere a Brescia mostra il kit con cui viene eseguito il tampone

Un infermiere a Brescia mostra il kit con cui viene eseguito il tampone

Roma, 24 marzo 2020 - L'accusa è grave e rimbalza da settimane: in Italia i tamponi ci sono per i vip, ma non per la gente comune e per chi sta in prima linea a combattere l’epidemia da Coronavirus. A lanciarla sono medici, volontari (oltre 4.824 contagiati e 24 dottori morti) ma anche opinionisti e giornalisti. Mentre ogni giorno arriva la notizia di un nuovo personaggio famoso contagiato e si viene a sapere che i suoi più stretti familiari, anche se asintomatici, sono stati sottoposti al tampone oro-faringeo, per gli italiani tappati in casa e magari con sintomi sospetti dell’infezione da Covid-19, come febbricola e tosse, i tamponi non ci sono. L’indicazione, nel caso non vi sia una difficoltà respiratoria che necessita del ricorso all’ospedale, è di stare chiusi in casa e di contattare il numero di emergenza nazionale 1500, ma da lì a poter fare il test il percorso è tutt’altro che facile.

Non lo è nemmeno per chi è in prima linea: medici, infermieri e anche volontari delle ambulanze. Intanto, però, in serie A – dove si sono registrati 13 calciatori colpiti, tra cui Rugani, Gabbiadini, Cutrone, Pezzella, Depaoli e, proprio negli ultimi giorni, Paolo e Daniel Maldini e Dybala - fare il tampone non deve essere un problema. Per altri arrivarci è complicato. Nicola Mumoli, direttore dell’Unità operativa di Medicina dell’ospedale di Magenta, ha spiegato che a una sua collaboratrice, che ha avuto contatti quotidiani con pazienti malati, è stato negato il test quando ha iniziato a manifestare "sintomi e segni tipici della patologia virale".

Insomma, a guardare quello che accade, la domanda è una: c’è un modo per fare i tamponi privatamente e a pagamento? La linea ufficiale, in Italia, è che dal 26 febbraio i tamponi si fanno solamente ai soggetti sintomatici e alle persone che hanno avuto contatti con i pazienti positivi ed il test si esegue nei laboratori del Servizio sanitario nazionale, attivi in tutte le Regioni, o a domicilio. Ai medici di base è demandata una prima valutazione nella quale vengono date le istruzioni sul da farsi, compresa la possibilità di eseguire il tampone.

Il quesito su come e dove si fa il tampone e sul perché tutti i vip l’hanno fatto l’ha rilanciato l’opinionista Selvaggia Lucarelli: "Se c’è diteci dove comprare i kit o il servizio. O deve saperlo solo Dybala? Non esiste – ha attaccato in un post su Facebook - un modo per farlo privatamente e lo fanno in strutture pubbliche? Peggio ancora. Le strutture pubbliche non potrebbero farlo a chi si presenta lì con sintomi lievi, figuriamoci agli asintomatici".

"Sapete chi fa i tamponi in Italia? I calciatori, i politici, i personaggi famosi ma non li fanno i portantini della Croce rossa e il personale delle ambulanze", ha osservato Toni Capuozzo, giornalista e conduttore televisivo. "Ci sono un sacco di persone oggi che muoiono senza averne fatto uno, questo mi preoccupa", ha aggiunto. Peraltro, sotto questo profilo, un’altra situazione esplosiva è quella delle case di riposo per anziani dove il tampone, vista la velocità del contagio e la sua aggressività verso le persone più anziane, dovrebbe essere esteso a pazienti, operatori e visitatori. Ma non accade. "Abbiamo ricevuto molte segnalazioni di strutture che si trovano a dover gestire pazienti sintomatici a cui non vengono fatti i tamponi e senza una procedura chiara" osserva Gregorio Mammì, consigliere regionale M5s in Lombardia.