Coronavirus, Europa amara. Gli italiani non si fidano più

Crolla la fiducia nell’Unione anche tra chi era europeista. Crescono le persone scontente dei divieti. Paura per i salari a rischio

Sondaggi: gli italiani non si fidano più dell'Europa

Sondaggi: gli italiani non si fidano più dell'Europa.

Roma, 29 marzo 2020 - L’Europa alla quale il Presidente della Repubblica Mattarella si è appellato è fortemente criticata dalla maggioranza degli Italiani. Il 72% dice che al momento non ha contribuito in alcun modo a fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso nel nostro Paese.

Il dato più allarmante è che per il 77% nei prossimi mesi non cambierà nulla, cioè il rapporto con la Ue rimarrà conflittuale ma non porterà benefici all’Italia. Questo sentimento prevalente agisce in una delusione nei confronti dell’Europa anche da parte dei più ferventi europeisti. Infatti la fiducia è oggi crollata al 25%, basti pensare che nel periodo pre-epidemia questo indice era comunque del 34%, ed il 64% dei cittadini si professava "europeista convinto" contro il 49% di questi giorni, quindi con una perdita in poche settimane del 15% del consenso.

Probabilmente non è stato un caso che proprio nel momento in cui i rapporti tra Italia e l’Unione Europea si sono inclinati in maniera brusca, dal Quirinale il Presidente Mattarella ha voluto far sentire la sua voce. Ciò che colpisce in questi numeri non è la flessione in sé dei giudizi positivi verso l’Europa, questo era da attendere, bensì l’entità di tale diminuzione. È questo che rende ancora più problematico il tutto. Tra l’altro il braccio di ferro in atto tra il nostro Governo e l’Ue per avere finanziamenti garantiti dagli altri Paesi è stata la ciliegina sulla torta, caduta nel momento in cui i cittadini già non riconoscevano nell’Europa un alleato fedele nella gestione dell’epidemia in Italia.

Non si può escludere che questa sensazione di essere lasciati da soli influisca concretamente sulle aspettative del futuro e anche in questo caso i numeri non sono incoraggianti. È chiaro che quando si effettuano sondaggi in tempo reale, durante un’emergenza così, il più delle volte le risposte vengono espresse sulla base dell’emozione. Questo per dire che è più facile che il pessimismo prevalga sull’ottimismo. Infatti ben 1/3 dei lavoratori teme che nei prossimi mesi possa essere licenziato o che il proprio lavoro possa diminuire. In entrambi i casi si prevedono forti disagi economici che variano da reddito zero o parzialmente ridotto. Questa preoccupazione non viene registrata tra i dipendenti della pubblica amministrazione, si concentra quasi esclusivamente nel settore privato, tra gli imprenditori, commercianti e partita Iva.

Se per alcune di queste categorie è prevista la cassa integrazione, anche se al momento è programmata solo per 90 giorni, per altre invece il rischio è la mancanza di liquidità: il 22% degli italiani afferma che già all’inizio del prossimo mese potrebbe avere difficoltà ad effettuare la spesa. Anche rispetto alle restrizioni in atto iniziano a prevalere opinioni critiche.

Sebbene rimanga ancora molto alta la percentuale di persone che giudicano questi provvedimenti necessari (77%), dall’altra emerge che il 26% sta diventando dubbioso che queste misure realmente stiano avendo risultati. Per quanto riguarda la stima dei consumi futuri c’è da attendersi una cambiamento radicale delle priorità degli acquisti. Il 66% dice che nei prossimi mesi deve mettere mano ai propri risparmi. Muterà la lista della spesa e gli acquisti si focalizzeranno sulle prime necessità, tagliando consumi come turismo, tempo libero, viaggi.

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