Coronavirus, come riconoscerlo: scoperto l'esatto ordine dei sintomi

Secondo una nuova ricerca, per quanto comuni i sintomi da Covid-19 sono distinguibili da quelli di altre malattia in base all'ordine con cui si manifestano

Coronavirus: attenzione all'ordine dei sintomi

Coronavirus: attenzione all'ordine dei sintomi

Prima la febbre. Poi la tosse e i dolori muscolari, seguiti dalla nausea e/o dal vomito. Infine la diarrea. È questa l'esatto ordine con cui si manifestano i sintomi più comuni da COVID-19 secondo una ricerca che ha analizzato i dati di migliaia di pazienti, ottenendo informazioni che potrebbero giocare un ruolo decisivo per diagnosticare in modo tempestivo l'insorgere della malattia.

Coronavirus, il bollettino del 20 agosto Il team della University of Southern California ha preso in esame 55 mila casi confermati di coronavirus in Cina, confrontando i dati raccolti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità con quelli relativi a migliaia di persone colpite da influenza, SARS e MERS. Si è così scoperto che i virus influenzali tendono a causare prima la tosse e poi la febbre. Ma anche che nella SARS e nella MERS il tratto gastrointestinale inferiore viene colpito prima di quello superiore, ragione per cui la diarrea anticipa la nausea e il vomito. "L'ordine dei sintomi è importante", ha dichiarato l'autore Joseph Larsen, esperto di biologia computazionale e bioinformatica. "Sapere che ogni malattia progredisce in modo diverso significa che i medici possono identificare prima se si tratti di COVID-19 o di un'altra malattia, facendo scelte terapeutiche migliori". Attraverso una serie di simulazioni condotte al computer, i ricercatori hanno dimostrato che anche in presenza di manifestazioni cliniche secondarie, come mal di gola, mal di testa o spossatezza, la sequenza dei sintomi principali rimane il più delle volte inalterata. Ciò significa che c'è un'alta probabilità che la febbre compaia per prima, confermando tra l'altro l'importanza di misurare la temperatura corporea per contenere la diffusione del coronavirus. Larsen e colleghi hanno spiegato che il loro modello non va inteso come un metodo diagnostico fai da te, ma può essere d'aiuto per decidere ad esempio di isolarsi preventivamente in attesa di uno screening che chiarisca l'effettiva positività. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Public Health.