Coronavirus, sintomi e terapie: come si batte il morbo

Quando chiamare il 118? E' a rischio solo chi ha patologie? Domande e risposte: ecco la guida

Coronavirus

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Roma, 6 aprile 2020 - Quali sono i sintomi del coronavirus che devono metteerci in allarme? E quali le terapie? Cosa è giusto fare? Domande e risposte: ecco la guida.

1) Con la febbre alta da giorni si chiama il 118?

Un rialzo febbrile inaspettato può essere legato ai motivi più disparati e va segnalato al medico di famiglia, senza muovere l’ambulanza. Occorre distinguere una febbricola che si trascina da qualche giorno sotto i 37 e mezzo e una importante che sale rapidamente a 38° e passa. In ogni caso avvertire il medico (o i servizi di continuità notturna e festiva, fuori dagli orari convenzionali). Siamo chiusi in casa da più di due settimane, le probabilità di aver contratto una malattia contagiosa prima delle chiusure sono minime, ma è anche vero che andando a fare la spesa usciamo dalle casse, dove si concentrano germi e batteri, dato il viavai di persone. Le casse, le sale d’attesa degli ambulatori, gli sportelli degli uffici postali e i mezzi pubblici affollati sono luoghi che perpetuano il contagio, da qui la necessitìà di coprire bocca e naso nei locali pubblici chiusi, con altre persone a distanza ravvicinata. Tutti temiamo il Coronavirus, ma una febbre potrebbe essere dovuta a una innocente infiammazione delle prime vie aeree. Se passano i giorni, il malessere si aggrava, e nessuno viene a casa a visitare il paziente, allora è il momento di chiamare il 118.

2) Muoiono anche dei reagazzi: come mai?

Nessuno è invulnerabile di fronte al virus, solo i bambini e gli adolescenti, ancorché contagiati, si sono salvati finora in larga misura dagli effetti potenzialmente letali del virus. Tra i morti ci sono anche persone relativamente giovani, tra i 30 e i 40 anni, che hanno sviluppato la famigerata ’tempesta di citochine’ associata a Covid-19, la sindrome che determina le condizioni di infiammazione polmonare severa. Restano per ora senza gravi conseguenze i teen ager e i giovani adulti (i decessi nella fascia di età fino ai 29 anni tendono a zero). I più piccoli si ammalano meno perché hanno reazioni infiammatorie croniche meno violente. 

3) E' a rischio solo chi ha delle patologie?

Questo Coronavirus può causare sintomi lievi, che sembrano influenzali, ma anche malattie impegnative come la polmonite. In aggiunta, le persone con condizioni croniche preesistenti, come ipertensione, ictus, cardiopatia, valvulopatie, in cura per cancro, diabete, obesità, epatopatie e malattie respiratorie pregresse sono più a rischio. Uno studio epidemiologico cinese ha mostrato che anche gli uomini senza patologie collaterali possono essere uccisi dal virus mentre le donne in età fertile sono protette dagli estrogeni. 

4) Esistono sistemi di cura a domicilio?

L’80% delle persone colpite da Coronavirus presenta sintomi lievi: febbre intermittente, dolori muscolari con o senza tosse secca, perdita di sensibilità a odori e profumi. Questi vengono rimandati a casa, dopo tampone positivo e diagnosi clinica, in isolamento per evitare di trasmettere l’infezione, e si curano a domicilio con antifebbrile (paracetamolo), idrossiclorochina (Plaquenil, antimalarico). Devono misurare periodicamente l’ossigenazione del sangue con uno strumento (pulsossimetro) applicato al polpastrello. Sono invitati a bere acqua in abbondanza, mantenersi in esercizio fisico, sempre consultandosi al telefono con il medico di base.

5) E' sbagliato ritardare l'arrivo in ospedale?

La virosi da Covid-19 è una malattia subdola. Anche nei casi inizialmente meno gravi, dopo giorni di febbre altalenante e condizioni stazionarie, un periodo che solitamente si trascorre a casa, si può verificare improvvisamente una inversione di tendenza, un rialzo febbrile con affanno respiratorio, spossatezza e cefalea, che depone per l’avvio di una complicanza temibile, una polmonite interstiziale, collegata alla sindrome da rilascio di citochine a cascata. Significa che in poche ore si manifesta un quadro che può portare la persona in terapia intensiva. Occorre in questi casi arrivare all’osservazione del medico ospedaliero tempestivamente per due motivi: il rialzo febbrile è violento, e in poche ore si sviluppa una insufficienza respiratoria, che richiede la ventilazione assistita, la necessità di essere intubati, e dopo pochi giorni la tracheostomia. Prima si arriva in ospedale, meno danni irreversibili si produrranno al polmone, che diversamente può andare incontro, anche nei casi che si salvano, a fibrosi, con ridotta capacità ventilatoria. Altre complicanze da Covid-19 si possono avere a livello renale, epatico e cardiaco. 

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