Misure choc contro il coronavirus, tecnici divisi

Conte ottimista: "Insieme ce la faremo". Videomessaggio sul web. La decisione di chiudere le scuole arriva dopo un contrasto fra esperti: la protezione civile non era d’accordo

Coronavirus, conferenza stampa di Conte e Azzolina (foto Ansa)

Coronavirus, conferenza stampa di Conte e Azzolina (foto Ansa)

Roma, 5 marzo 2020 - Alla fine il premier Giuseppe Conte ha deciso di rivolgersi direttamente alla Nazione, spinto dallo stesso Quirinale. Cinque minuti su Facebook per rivendicare le scelte del governo, cercare di diffondere ottimismo per una sfida "che riguarda tutti" e chiarire l’emergenza che ha indotto l’esecutivo a prendere la scelta, sofferta, di chiudere le scuole per altri 10 giorni: "Dobbiamo contenere il contagio, finché i numeri sono bassi il sistema regge". Speranza ha già ordinato di aumentare del 50% la capacità delle strutture di terapia intensiva e del 100% di quelle subintensive, "però ci vorrà del tempo". Si materializza lo spettro più temuto: il collasso del servizio sanitario, di fronte alla troppo rapida espansione del virus. Ma il pezzo forte del messaggio arriva alla fine: "Chiederemo all’Ue la flessibilità di bilancio necessaria. E Bruxelles dovrà venirci dietro".

L’emergenza sanitaria è al primo posto, ma quella economica la tallona. ""L’Italia ce la farà". Persino in un frangente così grave, però, recuperare un minimo comune denominatore nella maggioranza è stato complicato. Quella di sprangare le aule è stata una scelta contrastata. Condita da fughe di notizie e aspre polemiche. Chiesta a gran voce dai ministri Pd: "Non ci possiamo trovare nella condizione di dover scegliere chi bisogna curare perché i posti in ospedale scarseggiano", si sgolano Speranza, Gualtieri e Franceschini. Se i renziani sono preoccupati soprattutto per i risvolti economici della crisi, l’idea di alzare il livello d’allarme turba Conte e il ministro Azzolina: "Si rischia di creare il panico". Dalla loro parte hanno gli esperti nominati dalla protezione civile: "C’è una limitata evidenza scientifica sull’efficacia di questa misura", avvertono. Ma i muri di Palazzo Chigi hanno spifferi e la voce dello stop all’ora di pranzo rimbalza in ogni dove, con l’Azzolina che si affanna a spiegare: "Non è ancora stato deciso".

Regna la confusione: ci vuole del tempo prima che il presidente dell’Istituto superiore della sanità, Brusaferro, metta il timbro sulla misura definendola "necessaria". A spegnere il fuoco dell’incertezza, provvede nel tardo pomeriggio il premier – irritato per il corto circuito mediatico – ufficializzando lo stop nella sala stampa di Palazzo Chigi. Con la ministra Bonetti che – consapevole dell’impatto della decisione sulle famiglie – assicura: "Ho proposto aiuti economici per baby sitting e estensione dei congedi parental".

Quella sulla scuola è la ciliegina su un decreto che contiene numerose indicazioni: si va dal blocco di manifestazioni ed eventi alle gare sportive a porte chiuse. Vero è che sin dal vertice di martedì sera con l’opposizione convocato dal governo per parlare di economia, il rischio di un’esplosione del sistema sanitario è saltato in cima alla lista delle emergenze. Ma questo non significa che la necessità di risollevare un paese messo in ginocchio dal Coronavirus sia stata dimenticata. Un tasto su cui ieri le parti sociali, che il premier ha incontrato ieri sera hanno battuto, con forza. Del resto: è opinione condivisa che per risollevare l’economia italiana servirà più di un decreto e ben più dei 3,6 miliardi stanziati nel provvedimento da varare martedì. Persino Zingaretti paventa la possibilità di sforare più dello 0,2% i parametri di Maastricht: "O l’Europa capisce il momento o perde significato". Il premier la pensa come lui.