Coronavirus più aggressivo al Sud. Lazio e Campania tremano

Tra un mese metà dei malati in terapia intensiva concentrato in due regioni. A differenza di marzo il Nord riuscirebbe a reggere la nuova ondata dei contagi

Coronavirus al Sud: il lungomare di Napoli (Ansa)

Coronavirus al Sud: il lungomare di Napoli (Ansa)

Da un punto di vista epidemiologico l’unica certezza è che non ci sono dati precisi su quanti oggi siano gli italiani contagiati dal Covid-19. Le tabelle che vengono comunicate ogni giorno dalla Protezione civile fotografano solo in parte lo scenario sanitario in quanto vengono registrati esclusivamente i casi ’tamponati’ (i più sono volontari), evidenziando anche elevate differenze tra le varie regioni nel rapporto tra test eseguiti e popolazione residente.

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Per esempio in Campania si stanno effettuando meno tamponi rispetto ad altre regioni che hanno un simile numero di residenti ma al contempo da settimane risulta essere questa una delle regioni con il maggior incremento di casi nelle 24 ore. Inoltre non si conosce la consistenza numerica degli asintomatici, cioè quanti sono coloro che, pur risultando positivi, non accusano sintomi. Infine non viene comunicato un altro indicatore importantissimo, ossia la carica virale presente nei soggetti positivi per comprendere la pericolosità sanitaria dell’epidemia.

Alcuni virologi infatti affermano che molti asintomatici abbiano una carica talmente bassa che non sarebbero in grado di trasmettere il virus neanche alle persone vicine. Partendo da questo scenario complesso bisogna analizzare il vero indicatore critico che potrebbe nuovamente mandare in tilt il Sistema sanitario nazionale così come già accadde nella scorsa primavera: il numero dei posti occupati in terapia intensiva. È questo il dato principale su cui riflettere. Analizzando questo trend nell’ultimo mese, comparandolo anche con i dati che arrivano dalle altre nazioni europee, e considerando l’aumento della curva dei contagi di questa ’seconda ondata’, l’Istituto Noto Sondaggi ha effettuato una proiezione di quella che potrebbe essere la situazione tra un mese in ogni regione d’Italia. In termini di posti occupati nelle terapie intensive in tutto il territorio nazionale si stima che il prossimo 11 novembre possano essere 1.300, però il dato diventa maggiormente critico se si guarda la diversa incidenza in ognuna delle regioni.

Infatti le aree che potrebbero andare in affanno sono soprattutto la Campania ed il Lazio: nella prima regione ci potrebbero essere quasi 400 posti occupati (si pensi che già a 150 il sistema farebbe fatica a reggere) mentre nel Lazio 361. Pertanto il 58% dei ricoveri in terapia intensiva potrebbe essere in queste due regioni, una situazione praticamente inversa rispetto a quanto avvenne durante la prima ondata quando più del 90% delle richieste di terapie intensive erano nel Nord Italia. Le altre regioni, invece, pur aumentando il numero dei contagiati nell’arco dei prossimi 30 giorni, potrebbero contenere i ricoveri in terapia intensiva sotto le 100 unità.

In generale, rispetto ad oggi, nel prossimo mese si potrebbero contare 24.121 nuovi contagiati, arrivando quasi a 100mila, considerando che ieri venivano certificati 74.829 positivi. Questo però è lo scenario più pessimistico se non si adotteranno misure valide per inibire la trasmissione del virus, nel caso contrario invece la situazione potrebbe essere meno pesante, soprattutto per quanto riguarda la Campania ed il Lazio che già ieri ospitavano il numero maggiore, rispetto a tutte le altre regioni, dei contagiati in terapia intensiva. Insomma anche se la seconda ondata pare che stia coinvolgendo tutto il territorio nazionale, probabilmente potrebbe rivelarsi più aggressiva in quei territori che invece non furono particolarmente colpiti durante il lockdown.

 

 

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