Coronavirus, un italiano su due teme il contagio. Il dietrofront del governo confonde

Il sondaggio: per il 62% degli intervistati le misure senza precedenti contraddicono gli inviti alla calma

Gli italiani e la crisi del coronavirus

Gli italiani e la crisi del coronavirus

Roma, 1 marzo 2020 - Una settimana che ha cambiato la vita degli italiani, le abitudini, il modo di vivere la quotidianità, la socialità, le attese verso il futuro e la preoccupazione per la situazione economica della propria famiglia e dell’Italia. Sette giorni così non si ricordano, è anche vero, però, che per la prima volta viene diramato l’alert dell’emergenza sanitaria che, in misura diversa, colpisce l’intero territorio nazionale, almeno per quanto riguarda la paura di essere contagiato. Tra l’altro i provvedimenti messi in campo, seppure nella sola Lombardia e in un Comune del Veneto, sono stati di portata eccezionale. E ogni italiano ha pensato che poi potessero essere adottati anche nella propria zona di residenza.

La paura di essere infettato è il timore maggiormente sentito dagli italiani. Più di un cittadino su due, il 52%, teme che lui stesso o qualcuno della propria famiglia possa essere contagiato nei prossimi giorni, solo il 37% della popolazione invece si sente completamente al riparo. Non solo. Il timore degli effetti del coronavirus è un altro elemento che caratterizza l’ansia collettiva. Il 66% ritiene che i casi continueranno ad aumentare nelle prossime settimane, ci si sente ancora nel mezzo dell’epidemia. Al contempo, però, si mette l’accento su un deficit di credibilità delle informazioni diffuse da governo e istituzioni che, probabilmente, può essere stato il fattore decisivo per generare fenomeni di panico collettivo, per ora solo nei comportamenti quotidiani. Infatti il 59% pensa di non essere sufficientemente informato dalle istituzioni preposte su quelli che sono i rischi del Coronavirus e sul modo di difendersi.

Ma il dato più evidente è che il 62% riscontra un’anomalia tra la portata dei provvedimenti adottati dal governo per contenere le possibilità di trasmissione del virus e gli appelli, lanciati soprattutto negli ultimi giorni, che mirano invece non solo a tranquillizzare ma anche ad invitare i cittadini a ritornare alla loro vita abitudinaria. Questo significa che più della metà degli italiani (il 62%, appunto) non trova coerenti questi messaggi: da una parte vengono prolungate ancora per una settimana le misure straordinarie nelle regioni colpite, dall’altra si chiede agli stessi cittadini di comportarsi come se nulla stesse accadendo.

Pertanto la popolazione sembra vivere questi appelli con estremi dubbi e quindi, a una settimana dall’emergenza, indipendentemente dalla regione in cui risiede, applica comportamenti decisi in maniera autonoma, quasi come ad aver messo in pratica una sorta di ’auto protezione’ rispetto alla possibilità di contrarre il virus. Ecco che il 56% afferma di evitare i luoghi affollati, il 20% addirittura dice che cerca di non uscire da casa se non è strettamente necessario, il 31% dichiara che ha posticipato o annullato un viaggio pur di non prendere aerei o treni, il 57% fa uso di amuchina mentre solo il 10% ha cercato ed è riuscito ad acquistare una mascherina. Addirittura il 53%, poi, afferma in generale di aver limitato in questi giorni la propria vita sociale.

Adesso è da capire quale sarà l’impatto di questi atteggiamenti sull’economia. Se la gente evita di uscire, i consumi diminuiscono e – a catena – si svilupperà la crisi. Se questo è inevitabile o il frutto di una non corretta comunicazione ai cittadini è ancora presto per dirlo. Però, bisogna tenere presente che, per la popolazione, questa emergenza durerà ancora nel tempo: il 35% stima almeno un mese e un ulteriore 40% non meno di 2-3 mesi. Solo per il 5% la questione si risolverà in qualche settimana. Quindi, per il 75% degli italiani, la situazione rimarrà critica per un lungo periodo e al momento non si intende cambiare i comportamenti messi in atto, in maniera autonoma, per ridurre il rischio di contagio. Ultimo dato su cui riflettere: il 66% è convinto che il tutto avrà un impatto negativo sull’economia del nostro Paese.

*Data di realizzazione del sondaggio: 29/2/2020. Committente: Quotidiano Nazionale estensione Italia.  Campione: Panel Omnibus rappresentativo della popolazione italiana. Tecnica di somministrazione delle interviste: Cawi. Consistenza del campione: mille, rispondenti (in%) 93%