Coronavirus, caccia alle mascherine. Resta il caos prezzi

Continua ad essere un’impresa trovare le chirurgiche che dovrebbero costare solo 50 centesimi. I commercianti: le scorte stanno finendo

Coronavirus, introvabili le mascherine a 50 cent

Coronavirus, introvabili le mascherine a 50 cent

Milano, 7 maggio 2020 - "Più Iva. Bisogna aggiungere l’Iva. Non è giusto dire che una mascherina si vende a 50 centesimi, costa 61. Non è giusto dire che ci sono, perché non ci sono. Aspettiamo istruzioni. Il commissario le dovrà consegnare ai grossisti che riforniranno noi. Ma temo ci vorranno ancora molti giorni". La sintesi è di Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, tremila associati sui 18mila nazionali.

Fioccano inchieste e denunce in tutta Italia. La Finanza di Arezzo ha sequestrato 72mila pezzi. In una farmacia oltre 800 mascherine erano vendute come Ffp2 e marchio Ce ma non avevano le certificazioni previste. In Brianza un imprenditore dell’auto si era riciclato nel settore, peccato che i marchi fossero contraffatti.

Arcuri aveva promesso: mascherine per tutti a 50 centesimi. Ma è un’impresa portare a casa una chirurgica classica a prezzo calmierato. Se n’era già accorta Cittadinanzattiva: a Torino alla Regia in zona centro pezzi a 1,90; a Torino nord solo Ffp2 a 7,90, a Napoli sud chirurgiche a 2 euro, lavabili in tessuto a 3. All’Ipercoop di Villanova (Bologna), vendono quelle in Tnt, un pacco da 20 a 10 euro. Alla Coop in viale della Pace a Padova a metà pomeriggio fanno sapere che "le chirurgiche sono terminate, non sappiamo ancora quando arriveranno. Abbiamo FFP2 senza filtro, una confezione da cinque per 25 euro". All’Esselunga a Prato sono disponibili scatole da 16 mascherine a 4,90 euro (poco più di 30 centesimi l’una) e pacchi da 20 a 12,20 (i 61 centesimi di rigore). Alle porte di Bologna, al supermercato Economy di Pianoro ieri erano finite, arriveranno oggi (pacco da 10 a 61 centesimi l’una). Si trovano invece al Sigma di Corticella, "massimo tre pezzi a persona".

Donatella Prampolini, numero due di Confcommercio, precisa: "Non ce le ha date Arcuri, le abbiamo importate dalla Cina. Ora bisogna limare le rigidità burocratiche e semplificare il rifornimento".

Ma sono sicuramente i clienti delle farmacie ad avere più difficoltà. "Non certo per colpa nostra", ribatte la categoria. "Abbiamo venduto le scorte al prezzo concordato anche se le avevamo pagate di più – rimarca Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia Romagna (1.400 associati) –. Tanti colleghi daranno in beneficenza il rimborso". Daniele Raganato, presidente di Federfarma Rimini e farmacista, conferma: "Sto vendendo le chirurgiche a 61 centesimi, ho raccomandato ai colleghi di fare altrettanto. Le avevo pagate tra 80 e 1,10 più Iva. Quando le avrò finite, valuterò. Non ho molta voglia di riprenderle. La nostra categoria ha avuto morti e contagiati. Eppure la politica non sa cosa sia la riconoscenza. Abbiamo venduto le mascherine quando c’era più bisogno. Se una cosa diventa importante il prezzo cresce, è il mercato. La scelta era: le prendo o no?".

Nelle comunali "le scorte sono in esaurimento, ad esempio in Umbria", riassume il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi (1.600 associati). In piazza Maggiore a Bologna ieri annunciavano, "arriveranno in giornata, 5 pezzi a 3,05". Per il futuro, si vedrà.