Coronavirus, mascherine con filtro: autorizzati solo prodotti in arrivo dall'estero

A rilento le autorizzazioni alle aziende italiane che hanno deciso di riconvertire la produzione

Coronavirus, personale sanitario con mascherina e tuta protettiva (ImagoE)

Coronavirus, personale sanitario con mascherina e tuta protettiva (ImagoE)

Roma, 2 aprile 2020 - Dal 118 ai sindacati medici, dai sindaci alle Regioni. Tutti ripetono da giorni anzi ormai da settimane: servono più  mascherine, la guerra al Coronavirus non si può combattere a mani nude. Anche perché, fa notare Mario Balzanelli, presidente del Sis118, altrimenti medici e infermieri rischiano di trasformarsi nei primi untori. Ma proprio ora, nel momento dell'urgenza, le richieste dei sanitari si scontrano con la lentezza della burocrazia e delle procedure.

Anche se il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, nel consueto bollettino pomeridiano, è ottimista. Scorte rimaste in dogana o non distribuite perché prive del marchio della Comunità Europea? " L'Agenzia sta facendo un ottimo lavoro - è riconoscente -. In questo periodo vengono importate mascherine di tutti i tipi da ogni parte del mondo. E' indispensabile un controllo di regolarità. Sono convinto che con la procedura in atto e anche con la modulistica che si trova sul sito dell'Agenzia, si potranno facilmente sdoganare e liberare". La Regione Lombardia lamenta di aver ricevuto da Roma solo briciole? No, contesta Borrelli, "è la zona più colpita, in proporzione le sono stati dati più aiuti che alle altre. Il 17% di 45 milioni di mascherine distribuite, ad esempio".

Tema diverso è la lentezza delle autorizzazioni alle aziende italiane che, con slancio, hanno deciso di riconvertire la produzione. L'Istituto superiore di sanità - che da decreto deve validare le mascherine chirurgiche per efficacia filtrante e sicurezza - finora ha dato parere favorevole a 40 richieste di altrettante aziende ed è in attesa, come ha scritto in un comunicato, "dell'invio delle prove di supporto da parte dei proponenti ". Ma le richieste di autorizzazione arrivate, fa sapere lo stesso Iss, sono più di 800 e oltre 3.200 le richieste di informazione. Va ancora peggio per la produzione di FFP2 e FFP3, le mascherine con il filtro. In questo caso il timbro dev'essere messo dall'Inail che ad oggi fa sapere di aver "concesso trentacinque autorizzazioni, ma tutte per materiale proveniente dall’estero", per lo più dalla Cina.

"Il decreto - chiarisce l'Inail - prevede una risposta in tre giorni, e l’Istituto sta rispettando i termini. La maggior parte delle richieste proviene da artigiani che propongono mascherine simil-chirurgiche che non hanno necessità di avere autorizzazione" da parte dell'ente "perché non si tratta di dispostivi medici facciali filtranti, che quindi non servono a proteggere il personale sanitario. In istituto arrivano in media oltre 150 richieste al giorno con i mittenti più vari, di conseguenza i tempi per le risposte negative possono allungarsi di qualche giorno". Per il presidente del Sis118 Balzanelli, le uniche mascherine davvero efficaci per il personale medico sono del tipo FFP3. Anche per questo il sindacato Anaao chiede all'istituto superiore di Sanità "di aiutare il ministro della Salute a reinserire con urgenza, in una legge o in una circolare, la frase che si leggeva a febbraio nei documenti dell’ISS, ovvero: “Il personale sanitario in contatto con un caso sospetto o confermato di COVID-19 deve indossare dispositivi di protezione adeguati, consistenti in filtranti respiratori FFP2 (utilizzare sempre FFP3 per le procedure che generano aerosol)”, riportando la idoneità delle mascherine chirurgiche agli ambienti di lavoro non sanitario", dove invece sono state 'sdoganate' quelle chirurgiche, "un colabrodo", per Balzanelli.