Lombardia, meno ricoveri e morti. "Siamo noi che ci siamo rafforzati"

Tiso, direttore del Policlinico di Milano: "Ora c’è un numero superiore di soggetti con gli anticorpi". I dati: mai stata così bassa l’incidenza dei nuovi casi. Bene anche Emilia-Romagna, Toscana e Marche

Un paziente ricoverato nel reparto di terapia intensiva (Ansa)

Un paziente ricoverato nel reparto di terapia intensiva (Ansa)

Milano, 10 maggio 2020 - I dati diffusi ieri dalla Protezione Civile sono probabilmente i migliori dall’inizio dell’epidemia. I guariti crescono di quattromila unità, superando quota 100mila. I nuovi casi sono stati 1.083, praticamente lo stesso numero del 5 maggio (1.075) e mai così basso dal 10 marzo. Anche l’incidenza dei nuovi casi non è mai stata così bassa: un nuovo positivo ogni 64 test effettuati, l’1,6%. Calano ricoveri e decessi da Covid in Lombardia, dove sono scese di 70 unità rispetto al giorno prima le persone in terapia intensiva. Continuano a calare i casi attivi in Emilia Romagna -329, dal giorno precedente. Positivo il trend in Toscana il dimezzamento, dei ricoveri di pazienti nel giro di poche settimane. Scesi a 317 i ricoverati negli ospedali delle  Marche, 24 in meno rispetto all’8 maggio.

Milano, 10 maggio 2020 - Sono 120 i posti letto occupati attualmente dai malati Covid al Policlinico di Milano: nel periodo più nero dell’emergenza e fino a circa un mese fa, erano 350, inclusi i ricoveri in terapia intensiva. "Il Policlinico e la Mangiagalli stanno tornando alla normalità" ha annunciato via Facebook Basilio Tiso, 65 anni e direttore medico di presidio del Policlinico (uno degli ospedali più importanti del capoluogo lombardo) che ha ringraziato pubblicamente i colleghi impegnati come lui, prossimo alla pensione, sul fronte più caldo.

"L’immagine a cui penso di più? Le trenta bare finite nella cappella del Policlinico perché non c’era spazio nella camera mortuaria. C’erano dentro gli anziani, di Bergamo e Cremona, che, dopo aver ricostruito l’Italia nel dopoguerra, sono morti da soli".

Dottor Tiso, dopo la tragedia l’emergenza è alle spalle?

"Non era questo il senso del mio messaggio sui social. Anche se i contagiati sono diminuiti, siamo ancora nettamente lontani dal pensare di aver vinto la guerra. Diciamo che adesso respiriamo un po’ di più. È cominciata la Fase 2 anche per gli ospedali. Gli anestesisti e internisti dirottati nella rianimazione riprendono a svolgere la loro professione nei loro reparti, medici e infermieri che avevano curato i malati Covid possono tornare a svolgere l’attività di elezione".

È d’accordo con chi afferma - come Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’università Campus Biomedico di Roma - che "il virus sta perdendo potenza"?

"Penso che sia un’affermazione da fare dopo attenti studi. La mia ipotesi è che sia la popolazione ad essere diventata mediamente più forte. Per due motivi: nella prima fase il virus ha colpito i soggetti più fragili e alcuni purtroppo non ce l’hanno fatta. Poi c’è un numero superiore di soggetti che ha sviluppato gli anticorpi, il che rende più difficile la diffusione dell’agente patogeno. Ma soprattutto ci sono stati due mesi di lockdown che ha dato i suoi frutti".

Sbagliato l’allentamento delle misure dal 4 maggio?

"Non ho detto questo. Le attività economiche devono ripartire con tutte le protezioni del caso. Anche perché senza la ripartenza dell’economia nessuna sanità al mondo può reggere".

Però sui Navigli milanesi sono già comparsi assembramenti di giovani...

"È proprio quello che non deve succedere. Io non dico che bisogna tornare ad asserragliarsi in casa. Ci si può riunire e divertirsi ma proteggendo se stessi e gli altri con distanziamento e mascherine. Perché è vero che i giovani quando si ammalano di Coronavirus sviluppano meno complicanze ma possono essere fonte di contagii".

Il caldo sarà nostro complice nella lotta al Coronavirus?

"Sulla base delle esperienze passate, con l’estate dovrebbe migliorare la situazione perché non si sta chiusi in casa, i raggi ultravioletti e le alte temperature dovrebbero diminuire la capacità di replicazione del virus e l’organismo aumenta le sue difese immunitarie. È possibile che fra qualche mese il Covid diventi una criptomalattia. Una preoccupazione in più ce l’ho per ottobre e novembre".

Di fronte all’ipotesi di una seconda ondata come bisogna attrezzarsi?

"Gli ospedali devono mantenere una riserva strategica di posti letto Covid, pari almeno a un terzo di quelli allestiti durante la fase più critica. Deve essere messa a punto una rete di sorveglianza sul territorio. Ma la guerra la si vince solo se tutti i 60 milioni di italiani usano la testa". 

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