Primo italiano positivo al Coronavirus. "Ha tra i 30 e i 40 anni"

Lo ha comunicato l'Istituto Superiore di Sanità al Ministero della Salute. E' uno dei 56 rimpatriati da Wuhan

Lo Spallanzani di Roma (Ansa)

Lo Spallanzani di Roma (Ansa)

Roma, 6 febbraio 2020 -  Primo italiano positivo al Coronavirus. Lo ha comunicato l'Istituo Superiore di Sanità alla task force del Ministero della Salute. Si tratta di uno dei 56 italiani rimpatriati da Wuhan e messi in quarantena nella città militare della Cecchignola. Ancora non si conosce l'identità del contagiato, nè da dove provenga. Si tratterebbe del caso sospetto  emerso nelle scorse ore.  Quel che è certo è che è arrivato dalla zona 'focolaio' dell'epidemia. Alcuni degli italiani in quarantena riferiscono che "con questa persona, un giovane tra i 30 e i 40 anni, abbiamo avuto pochi contatti in questi giorni". E spiegano che il paziente si trovava "in una stanza singola" prima del trasferimento allo Spallanzani. L'italiano infetto attualmente è ricoverato all'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma con "modesto rialzo termico ed iperemia congiuntivale".

Notizia in aggiornamento

L'Istituto Superiore di Sanità sta coordinando l'organizzazione della sorveglianza epidemiologica a livello nazionale e supporta i laboratori di riferimento regionali per garantire una prima diagnosi tempestiva. Nei casi di positività al primo test l'Iss opera le analisi di conferma e quindi le comunica alla task force del Ministero. Ed è questo che è accaduto poco dopo le 22 ora italiana.  Al momento nel nostro Paese erano stati confermati solo due casi di positività e riguardano due turisti cinesi ricoverati all'ospedale Spallanzani di Roma in condizioni critiche, ma stabili.

"Era timido e interagiva poco"

"Era timido e interagiva poco con noi" l''italiano risultato positivo al coronavirus. Lo dice Michel Talignani, uno dei connazionali alla Cecchignola. "Non posso dire che lo conoscessi veramente - ammette -, ci incontravamo fuori o nelle parti comuni, ma era timido e interagiva poco con noi", aggiunge. Paura? "Oggi pomeriggio un po' di angoscia c'era, quando ho ricevuto la notizia", confessa. E racconta: "Noi abbiamo l'obbligo di indossare la mascherina e i guanti in lattice quando usciamo dalla stanza".

Rezza

Non è un fulmine a ciel sereno il caso di positività tra i rimpatriati da Wuhan. "Sono state prese tutte le precauzioni possibili proprio perché non era una ipotesi da escludere", commenta il direttore del reparto Malattie infettive dell'ISS, Giovanni Rezza, nel corso del programma 'Dritto e Rovescio' su Rete 4. "La quarantena di 14 giorni - ha spiegato - era stata stabilita proprio per questo motivo". Il direttore sottolinea che si è infettato "mentre stava in Cina".

Per quanto riguarda la probabilità che l'italiano positivo possa trasmettere il vurs, Rezza ritiene che questa "sia bassissima".  L'uso di mascherine e guanti di lattice, che indossano gli italiani che sono in quarantena alla Cecchignola "dovrebbero essere sufficienti, sono abbastanza in sicurezza". Anche se "in medicina non si dice mai in totale sicurezza". Per il direttore del reparto Malattie Infettive dell'Iss "la cosa importante è che sia stato individuato subito, ci sono stati i sintomi oggi...". Poi Rezza aggiunge: "Qui dobbiamo essere vigili, tenere altissima l'asticella della vigilanza. Anche se la battaglia vera si può vincere solo in quelle zone".