Sabato 20 Aprile 2024

Coronavirus Italia, Conte a Milano: "Non ci sono le condizioni per tornare alla normalità"

Il premier a Milano, e poi a Bergamo. Infine a Brescia dopo le 24. "Sarò anche a Lodi e Piacenza". Colao: "Serve app nazionale per tracing". Arcuri: contratto per 660 milioni di mascherine chirurgiche. De Micheli: "Non si possono raggiungere le seconde case". In Veneto il governatore consente nuove aperture. La Sardegna vuole ripartire, il Piemonte aspetta. Napoli, lungomare affollato. Il richiamo di De Luca

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e il premier Giuseppe  (Ansa)

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana e il premier Giuseppe (Ansa)

Milano, 28 aprile 2020 - Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ieri sera si è presentato con la mascherina in Prefettura a Milano, da dove ha iniziato la sua prima visita in Lombardia da quando è scoppiata l'emergenza Coronavirus. Conte ha incontrato il prefetto di Milano, Renato Saccone, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, e Carlo Bonomi, da poco nominato presidente di Confindustria.

Conte tira dritto, alleati divisi. Furia Renzi

Durante la sua visita il premier ha chiarito alcuni punti: "Tutti speravano di tornare presto alla normalità ma non ci sono le condizioni per tornare alla normalità, ce lo dobbiamo dire in modo chiaro e forte". Conte ha quindi esortato a non mollare, difendendo le decisioni prese: "Stiamo facendo tanti sacrifici, non è questo il momento di mollare, di un liberi tutti. Questo governo non cerca consenso, vuole fare le cose giuste anche se ciò potrebbe scontentare i cittadini".

Riguardo ai dubbi sugli spostamenti ha assicurato: "Lo preciseremo nelle faq, ma non significa che si può andare a casa di amici, a fare delle feste. Si andranno a trovare persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive", ricordando che "un quarto dei contagiati è negli appartamenti".

Sull'argomento messe, il premier ha detto: "Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di parteicipare alle celebrazioni liturgiche, contiamo di definire questo protocollo in pieno spirito di collaborazione con la Cei". Conte ha giustificato una certa rigidità: "Dispiace molto perché questo governo rispetta tutti i principi costituzionali. Dispiace di creare un comprensibile rammarico della Cei. Ci siamo anche sentiti con il presidente Bassetti, non c'è un atteggiamento materialista da parte del governo, nessuna mancanza di sensibilità. C'è sì, una certa rigidità del Cts anche sulla base della letteratura scientifica che loro hanno a disposizione sui contagi". Poi ha spiegato, a chi lo chiedeva, perchè solo da ieri è in Lombardia: "La mia presenza qui avrebbe creato intralcio nella fase più acuta dell'emergenza sanitaria".

Il governo è al lavoro per ulteriori misure per famiglie e per i figli, il premier ha assicurato: "Stiamo studiano un piano per l'infanzia in cui cerchiamo di affrontare anche il tema dei centri estivi". Conte ha detto di aver incontrato, nel pomeriggio di ieri, il Forum delle Famiglie e una delegazione di parlamentari che si occupa di questo dossier. "Lavoriamo ad ulteriori misure oltre a quelle messe in campo (bonus babysitter e congedo straordinario, ndr)", ha spiegato. Aggiungendo: "La fase 2 è quella della convivenza con il virus non della liberazione, ce lo dobbiamo dire chiaro e forte".

Il presidente del Consiglio, dopo una serie di vertici, tra cui alcuni medici fra cui Antonio Pesenti, primario della Rianimazione del Policlinico di Milano, e Giuliano Rizzardini, direttore delle Malattie infettive dell'Ospedale Sacco, si è diretto a Bergamo

Conte a Bergamo: "Sono qui per portare la solidarietà"

Giuseppe Conte è arrivato poco dopo le 23 di ieri sera a Bergamo. In prefettura ha incontrato il sindaco Giorgio Gori e una rappresentanza di medici e dirigenti della sanità bergamasca. Qualche momento di tensione quando il premier, incalzato dalle domande dei giornalisti, ad un certo punto ha perso la pazienza e, rivolgendosi a un cronista, ha  tagliato corto: "Se lei un domani avrà la responsabilità di un governo scriverà lei i decreti e assumerà tutte le decisioni…".

Poi il presidente del Consiglio ha dichiarato: "L'orario non è dei migliori: domani sarò a Lodi e Piacenza. Ci tenevo a essere presente nella situazioni più critiche". "Sono qui per portare la solidarietà a chi è stato ed è ancora in prima linea e a chi sta soffrendo", ha aggiunto.

"Il Paese non può reggere un lockdown infinito. Ci avviamo all'allentamento con tutte le garanzie di sicurezza e sulla base di un piano ben strutturato dove si potrà intervenire, se necessario, sulla base di parametri predefiniti, qualora la curva dovesse risalire", ha spiegato Conte incontrando i giornalisti. "La curva epidemiologica può avere un tot numero di casi un giorno e di più quello dopo, dunque va attentamente monitorata. Anche per il paziente uno, che sembrava ben circoscritto, poi abbiamo assistito allo scoppio di un focolaio. Dunque l'allentamento non può dipendere dal numero di contagiati di un singolo giorno, ma dall'osservazione di una curva più lunga nel tempo, dove si possa di nuovo intervenire in caso di risalita dei contagi".

Attilio Visconti, prefetto di Brescia, ha poi confermato che il premier sarà in prefettura poco dopo la mezzanotte. "Il premier Conte ha confermato che dopo Bergamo arriverà a Brescia", era atteso intorno alle 22.30.

Colao: serve "app nazionale" per tracing

Il Comitato di esperti per la Fase 2, guidato da Vittorio Colao, ha avanzato una serie di raccomandazioni specifiche riguardanti "le diverse attività necessarie per applicare il 'modello' elaborato quali uso di estensivi screening, rapida adozione della tecnologia per il tracing  ("APP nazionale"), interventi a supporto di famiglie e individui, incentivi alla mobilità individuale sostenibile". Le raccomandazioni sono state consegnate nei giorni scorsi alla Presidenza del Consiglio. Il Comitato Economico Sociale nel rapporto ha indicato un metodo generale da seguire per garantire che tutte le riaperture siano basate su: la valutazione del "rischio" associato alle singole attività economiche, basata sulle raccomandazioni del Comitato Tecnico Scientifico (CTS), con una particolare attenzione ai lavoratori più esposti al virus. Le precondizioni sanitarie (evoluzione dell'epidemia, condizioni del sistema sanitario, disponibilità di dispositivi personali, ecc.) che devono sussistere a livello territoriale rilevante, come indicate dal CTS. L'adozione di protocolli di sicurezza sul posto di lavoro (con specificità settoriali) e per i trasporti, nonchè la definizione di una strategia efficace per condurre controlli sulla loro adozione pratica. Una continua e tempestiva valutazione dello stato dell'epidemia, al fine di valutare la necessità di nuove chiusure totali o parziali al livello territoriale rilevante.

Secondo il Comitato c'è la necessità di raggiungere rapidamente un'uniformità su scala nazionale nella gestione di informazioni e dati sul rischio medico sanitario e una tempestiva condivisione dei dati tra Regioni e CTS/Ministero della Salute. Servirà applicare il "modello" elaborato quali uso di estensivi screening, rapida adozione della tecnologia per il tracing ("APP nazionale"), interventi a supporto di famiglie e individui, incentivi alla mobilità individuale sostenibile. "Questo è il primo passo per avviare l'Italia alla fase 2", ha dichiarato Vittorio Colao.

Le mascherine 

I contratti firmati ieri dal commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri, per 660 milioni di mascherine chirurgiche da vendere ad un prezzo medio di 38 centesimi di euro, sono con cinque aziende italiane: la 'Fab', la 'Marobe', la 'Mediberg', la 'Parmon' e la 'Veneta Distribuzione'. Per il commissario si è trattato di un "primo importante passo", infatti si stanno "contattando le altre 108 aziende italiane, incentivate grazie al 'CuraItalia', e a tutte loro sta giungendo la rassicurazione dagli uffici del Commissario che acquisteranno le loro mascherine via via che saranno collocate sul mercato". Il prezzo fisso non significa che qualcuno dovrà produrre in perdita. "Nessuno dovrà rimetterci, a partire dalle imprese produttrici, dalle farmacie e dalle parafarmacie", ha commentato Arcuri, ma "stiamo sconfiggendo i vergognosi episodi registrati negli ultimi mesi. Sulla salute non si specula".

Inoltre sul fronte della reperibilità delle mascherine la ministra delle infrastrutture e trasporti, Paola De Micheli, a 'La vita in diretta' ha svelato: "Stiamo provando a capire, soprattutto per le aziende più grandi di trasporto pubblico locale, se si possono immaginare dei punti di distribuzione e vendita delle mascherine vicine ai luoghi di bigliettazione elettronica. È un'ipotesi di lavoro per aiutare il più possibile le persone". 

Non si possono raggiungere seconde case

"Non si possono raggiungere le seconde case, tranne mi sembra di aver capito ci sia qualche presidente di Regione che lo sta ipotizzando, ma nell'ambito di questo dpcm non è possibile raggiungere le seconde case", ha spiegato la ministra De Micheli alla stessa trasmissione. E ha aggiunto: "Bisogna comunque rimanere nella casa di residenza in attesa che i risultati dell'attività di contenimento migliorino la situazione del contagio".

Zaia non aspetta e apre il Veneto

Luca Zaia, governatore del Veneto, ha firmato ieri una ordinanza che consente nuove aperture: autorizza lo spostamento individuale per attività motorie anche in bici o altro senza limitazioni (almeno nel territorio comunale) e consente lo spostamento in Regione per raggiungere imbarcazioni o case vacanze anche al di fuori del comune di residenza, per manutenzioni o riparazioni. Nell'ordinanza, che è entrata in vigore alle 18 di ieri, è autorizzato già l'asporto take away anche con ritiro direttamente dall'auto. 

"Non penso sia un'azione criminale dare la possibilità ai cittadini di prendere la pizza". ha detto il presidente del Veneto nel corso del punto stampa nelìla sede della Protezione Civile di Marghera.

Quindi via libera, ma con mascherina, guanti, garantendo l'igiene e con obbligo di evitare gli assembramenti. Ma attenzione che ci si può recare nelle seconde case e alle proprie barche, anche al di fuori del Comune, per la manutenzione e la riparazione. 

Presidente Umbria: nostro cronoprogramma riaperture

Anche Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria, è stata critica con il governo sulla Fase 2: "Un Dpcm, quello presentato dal Governo, che oltre a contenere misure discutibili, ha alcune evidenti mancanze e soprattutto imbavaglia le Regioni che posso adottare solamente ordinanze restrittive ma non estensive", la Tesei ha spiegato il suo punto di vista: "Non si possono, cioè, allargare le maglie, nemmeno tenendo conto della situazione del contagio nel proprio territorio". E ha annunciato: "Sottoporremo al Governo un nostro cronoprogramma di riaperture".

"Vi sono settori - ha continuato la governatrice umbra -, così come affermano giustamente le associazioni di categorie, non inseriti tra quelli che potranno tornare in attività il 4 maggio e che invece, con le giuste precauzioni sanitarie, avrebbero potuto riaprire". 

La Tesei poi ha parla dei dispositivi di protezione. In una nota rella Regione la presidente ha scritto: "Abbiamo chiesto al Governo che ci venga comunicato un piano chiaro sull'uso dei dispositivi e sul loro reperimento. Così come abbiamo chiesto certezze in merito a come e dove i genitori, che torneranno a lavorare, potranno lasciare i loro figli, ed in merito a tutta la materia che riguarda i trasporti pubblici. Domande a cui non ci è stato ancora risposto e che lasciano un'enorme voragine. Grazie alla nostra pressione, abbiamo ottenuto un incontro mercoledì in cui le Regioni chiederanno al Governo un programma di riaperture ben delineato e nero su bianco, non solo attraverso annunci mediatici, e come Regione Umbria sottoporremo anche un nostro cronoprogramma di ripresa". La Tesei ha contestato al governo "l'impossibilità ad oggi da parte delle Regioni di gestire alcune situazioni tramite ordinanze proprie. Vi è infatti, come detto, solo la possibilità di restringere, ma non di ampliare le attività permesse. Chi lo fa corre il rischio che l'ordinanza sia impugnata e comunque ritenuta inefficacie, con le conseguenti sanzioni per chi svolge le attività stesse". La governatrice poi ha concluso: "Oltre a continuare a batterci sul tavolo nazionale ci stiamo confrontando con il prefetto per cercare, nelle more delle norme nazionali, di avviare tutte quelle attività che possono svolgersi in sicurezza".

Lombardia, al lavoro per consentire messe

In una nota Regione Lombardia ha annunciato: "Regione Lombardia è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all'insegna del distanziamento e dell'uso dei dispositivi di protezione". La nota proseguiva: "L'auspicio è quello di giungere al più presto ad una soluzione condivisa che possa tenere conto tanto delle esigenze di cautela, quanto della necessità di tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini". 

E sedmpre ieri è arrivata la notizia che il Pd presenterà giovedì in aula alla Camera un emendamento che avvia il percorso normativo per la celebrazione delle messe domenicali e dei riti delle altre religioni, lo ha rivelato all'agenzia Ansa Stefano Ceccanti capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali della Camera.

Ma i parroci fremono e, in attesa che sia possibile tornare a celebrare la messa, c'è chi si organizza e si 'porta avanti'. E' il caso di Don Alberto Agnesina, parroco della parrocchia di San Francesco, alla periferia sud di Novara. Aiutato dai confratelli delle due parrocchie vicine ha organizzato un sistema per gestire, quando sarà possibile, la partecipazione in sicurezza alle celebrazioni. "Abbiamo predisposto un sito, e per gli anziani un numero verde, dove i nostri parrocchiani potranno prenotare la partecipazione alle messe. Al raggiungimento del numero massimo, saranno invitati a scegliere un altro orario e un'altra chiesa tra quella della zona. Avremo poi una serie di volontari a disposizione: misureranno la temperatura all'ingresso, accompagneranno le persone al posto, forniranno le mascherine a chi ne è sprovvisto".

Nave ospedale per anziani

Presto a Trieste una nave ospedale per ospitare gli anziani risultati positivi, e che attualmente vivono in case di riposo. La decisione è stata presa dal Comitato provinciale di emergenza di Trieste per evitare il propagarsi del virus all'interno delle strutture promiscue. L'allarme è scattato in seguito al diffondersi del morbo nelle case di riposo causando la morte di alcune persone. La nave attraccherà mercoledì, come ha confermato il Prefetto Valerio Valenti, e vi saranno trasferiti inizialmente una cinquantina di anziani.

La Sardegna vuole ripartire

Il governatore della Sardegna Christian Solinas vuole un ritorno alla normalità in tempi più rapidi rispetto a quelli prospettati con l'ultimo Dpcm del Governo Conte. Quindi è pronto a un'ordinanza per "allentare le misure relative a parchi, giardini, aree verdi dove i cittadini potranno tornare a svolgere attività fisica o una semplice passeggiata, potranno riprendere a giocare i bambini, dove i diversamente abili potranno nuovamente trascorrere del tempo all'aria aperta dopo settimane così stringenti". Solinas ha ricordato "la maturità e l'accortezza dei sardi hanno consentito alla nostra Regione di contenere la diffusione del virus entro valori tra i più bassi in Italia, lo 0,07% della popolazione". Per farlo Solinas ha rivendicato l'autonomia della regione: "Siamo Regione autonoma con competenze particolari in determinati settori, vogliamo esercitare tutta l'Autonomia possibile, ma lo vogliamo fare in modo prudente". La nuova ordinanza, ha ribadito, dovrà prevedere "un'apertura di tutte quelle attività come le manutenzioni, la nautica, l'edilizia, le seconde case e i cantieri che possano garantire condizioni di sicurezza". Poi, ha spiegato: "progressivamente, occorre ricomprendere attività come quelle dei centri estetici e dei parrucchieri". 

Invece il Piemonte aspetta

In Piemonte i take away di cibo resteranno chiusi anche dopo il 4 maggio, e non saranno consentiti gli spostamenti verso le secondo case all'interno della regione. E' quanto ha precisato il governatore Alberto Cirio. "I medici e gli scienziati - ha spiegato il presidente - ci dicono che è necessario in questo momento mantenere una linea di rigore. Una linea che confermiamo e che va di pari passo con la consapevolezza che il Piemonte ha bisogno di ripartire e di un nuovo equilibrio".

Napoli, lungomare affollato

La possibilità di uscire a Napoli ha fatto si che via Caracciolo, la strada che costeggia il mare e la villa comunale, fosse affollata da centinaia di persone che hanno approfittato in massa del permesso di praticare attività all'aria aperta. Selfie, foto del tramonto sul lungomare, bambini a spasso e runner professionisti e improvvisati. E il presidente della Campania, Vincenzo De Luca ha dovuto richiamare tutti all'ordine: "Oggi, lunedì 27 aprile, dopo molte settimane si è consentita la mobilità in due fasce orarie, dalle 6:30 alle 8:30 e dalle 19 alle 22. E' stata una misura presa per dare respiro soprattutto alle famiglie con bambini. Abbiamo verificato per strada un eccesso di persone senza mascherine, senza distanziamento sociale, con assembramenti pericolosi". Quindi De Luca ha avvertito i concittadini: "Non è assolutamente consentita una mobilità senza limiti, non protetta, disordinata. Le forze dell'ordine, le polizie municipali, sono invitate a garantire il rispetto rigoroso dell'ordinanza. Il diffondersi di comportamenti irresponsabili, produrrebbe una ripresa forte del contagio e renderebbe inevitabile il ripristino immediato del divieto di mobilità. Concludendo: "E' evidente a tutti che se non c'è da parte di ogni singolo cittadino senso di responsabilità, si rischia di prolungare all'infinito l'emergenza e la sofferenza di tutti, soprattutto dei bambini".

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