Coronavirus Italia, contagi in testacoda. "Anticorpi al Nord, ora è più protetto"

Clavenna (Istituto Negri): dopo la fase intensa di marzo, in Lombardia il virus circola meno. Campania la più colpita

Contagi, il confronto tra le regioni

Contagi, il confronto tra le regioni

È ormai innegabile che il virus Sars-Cov-2 viaggi a doppia velocità nel nostro Paese: piede sull’acceleratore al Sud, filo di gas al Nord. E da febbraio a oggi, dopo aver attraversato un’estate di calma apparente, con contagi al minimo almeno all’inizio, ora è come se fosse andato in testacoda. Per averne la certezza, quella dei numeri, basta prendere i nuovi contagi di due giorni qualsiasi, mercoledì 17 giugno e venerdì 2 ottobre, e metterli allo specchio. La risposta è chiara: a ottobre i casi dei nuovi positivi al Nord sono 2,74 volte quelli di giugno, al Centro 41,5 e al Sud 139,4. Insomma, se a giugno le regioni più infettate erano Lombardia e Piemonte, oggi il morbo colpisce di più in Campania (ieri 395 nuovi casi) e in Sicilia.

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"Difficile dire perché la tendenza si sia invertita – osserva Antonio Clavenna, ricercatore del dipartimento di salute pubblica dell’istituto Mario Negri di Milano –. Una spiegazione è che al Nord c’è già stata una fase intensa dell’epidemia che invece ha risparmiato altre aree. La circolazione del virus al Nord c’è, ma è minore. Una quota di popolazione ha già avuto il virus ed è protetta, o perché ha sviluppato gli anticorpi o per un’immunità di tipo cellulare. In altre aree geografiche come il Sud, invece, non c’è stata un’esperienza diretta dell’epidemia e ora l’osservanza delle misure è più difficile, soprattutto nel rispetto delle distanze, oppure sulle mascherine quando necessarie". Al di là dell’utopistica immunità di gregge in Lombardia, è comunque evidente che il Nord abbia alzato una sorta di scudo. "È possibile – afferma Clavenna – che in alcune zone della Lombardia siamo vicini ad avere una quota di popolazione ormai protetta, penso alla Val Seriana, ad alcune zone del Lodigiano, a paesi della zona Cremona dove c’è stata una grossa circolazione del virus". Ma ciò che cattura l’attenzione dei ricercatori è anche una sorta di "memoria" che la popolazione attiva rispetto al virus. "Gli studi – sottolinea Clavenna – necessitano ancora di dati conclusivi, ma quelli che abbiamo sono interessanti. Ci sono persone che potrebbero aver incontrato altri Coronavirus simili al Sars-Cov 2 e aver sviluppato una ‘memoria’. Ovvero altre cellule del sistema immunitario che sono coinvolte nella risposta al virus e che potrebbero intervenire in maniera specifica. Ciò spiegherebbe come mai alcune persone hanno sintomi lievissimi o non li hanno".

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I dati di ieri parlano di 2.677 nuovi casi, con 40mila tamponi in più (99.742 quelli effettuati). In crescita i guariti (+1.418), calano di 4 unità i ricoverati nelle terapie intensive, ma aumentano (+138) i ricoveri ospedalieri. Restiamo sotto la soglia psicologica dei 3mila nuovi casi. "Occorre essere cauti – chiude Clavenna – il dato giornaliero è spesso ballerino. Nell’ultima settimana l’aumento dei nuovi positivi è stato abbastanza importante. Ma occorre guardare i numeri di ricoveri e terapie intensive. È uno dei motivi di preoccupazione per il Sud. In Campania c’è una potenziale sofferenza del servizio sanitario. I pazienti positivi devono essere monitorati anche a domicilio, in modo da intercettare quelli che potrebbero poi avere bisogno del ricovero ospedaliero". In serata, si segnala un focolaio a Portici, nel Napoletano, dove 57 tra ospiti e dipendenti di una casa di riposo per anziani a gestione privata (Pio XIÌ) sono risultati positivi al covid.

 

 

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