Coronavirus, troppi silenzi sui malati: cosa ci viene nascosto?

Perché da mesi riceviamo informazioni poco trasparenti? Qual è l’età delle vittime? Quanti sono i morti riconducibili solo al Covid? Come prende le sue decisioni il Cts?

Coronavirus in Italia

Coronavirus in Italia

A che punto siamo con l’epidemia? Davvero corriamo il rischio di un nuovo lockdown? Quali sono i reali rischi che corrono gli italiani? Domande che si rincorrono. Tanti dubbi e poche certezze. Tanto che perfino la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha richiamato il governo a un impegno maggiore sul fronte dell’informazione, per evitare la confusione continua di dati e di notizie. In realtà, sono molte le questioni alle quali le statistiche ufficiali non danno alcuna risposta, alimentando così un senso di insicurezza e di incertezza. Si sa poco, ad esempio, sul numero effettivo delle vittime, sul reale stato dei contagiati, su come si diffonde l’economia e, perfino, sulla situazione degli ospedalizzati. Per non parlare, poi, dei famosi verbali del Cts: sono stati pubblicati quelli di qualche mese fa. Ma i nuovi? Silenzio assoluto. E, invece, sono tanti i numeri e le questioni sulle quali occorrerebbe fare finalmente chiarezza per avere un esatto quadro della situazione e, quindi, essere maggiormente consapevoli rispetto ai rischi di una seconda ondata del Covid

Chi sono le vittime?

Le statistiche ufficiali, sfornate quotidianamente dalla Protezioni Civile, dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Comitato Tecnico Scientifico, sono oggettivamente lacunose. E anzi, rispetto alla fase iniziale dell’emergenza, quando erano previste conferenza stampa quasi quotidiane, si sono addirittura diradate. Sappiamo poco o nulla, ad esempio, dell’età media delle vittime delle ultime settimane. Un dato che, sia pure non continuativamente, era stato fornito nella prima fase dell’epidemia. Ma anche sul numero delle vittime mancano alcuni riscontri fondamentali per capire l’evoluzione della pandemia. Ad esempio non sappiamo se si fanno indagine specifiche sui pazienti morti negli ospedali. E, se soprattutto, se tutti coloro che risultano positivi rientrano automaticamente nell’elenco delle vittime da Covid. Potrebbero essere morti per altre patologie pregresse. Ma questo non viene specificato nelle informazioni diffuse dalle istituzioni competenti. Non si sa neanche che tipo di indagini vengono effettuate sulle vittime e, soprattutto, se queste siano effettuate anche nel caso dei giovani.

Dove ci ammaliamo?

Le cifre ufficiali non forniscono alcun dato sull’origine del contagio. Le informazioni non sono andate oltre qualche indagine a campione. In assenza di un sistema affidabile di ‘contact tracing’, diventa difficile azzardare dei numeri. Non si sa, perciò, se la fonte principale del contagio siano i rapporti in famiglia o i trasporti pubblici, il lavoro, le feste o la movida. Probabilmente, solo fra qualche settimana, si potrà calcolare un primo effetto della riapertura della scuola sulla curva dei contagi. Per ora solo un dato relativo al personale scolastico, docente e non, sottoposto ai test sierologici: poco meno del 1% è risultato positivo.

Verbali del Cts, sempre segreti?

Una parte dei verbali è stata finalmente pubblicata. Ma quelli nuovi sono ancora top secret. Sarebbe utile che il governo facesse chiarezza su questo tema, precisando se ad esempio ha intenzione di mettere a disposizione dei cittadini i resoconti delle ultime sedute, contribuendo così a fare chiarezza sulla reale situazione del Paese. In caso contrario, se il governo decidesse di non pubblicarli, sarebbe opportuno che almeno fornisse qualche giustificazione sulla loro segretezza.

Come stanno i malati?

Le informazioni a disposizione presentano non pochi buchi. Sappiamo, ad esempio, il numero dei sintomatici e degli asintomatici (che si sono sottoposti, ovviamente, al tampone). Ma nessun dettaglio in più: le statistiche non ci parlano delle reali condizioni di salute dei contagiati, se hanno febbre, tosse, hanno perso l’olfatto  e il gusto, o se hanno già  la polmonite bilaterale interstiziale. Stesso discorso per gli asintomatici: non sappiamo come stanno, quali sono gli effetti del virus, quali  le conseguenze del breve e medio periodo. 

L'identikit dei pazienti

Anche qui le statistiche sono per lo meno incomplete. È vero che sappiamo quanti sono i pazienti contagiati dal virus ricoverati in ospedale con sintomi più o meno gravi, quelli in terapia intensiva e quelli che si trovano in isolamento domiciliare. Ma i numeri della Protezione Civile non ci dicono nulla sulla ‘gravità’ delle condizioni dei contagiati o dei positivi. Sarebbe interessante, ad esempio, conoscere quanti di coloro che risultano positivi al virus sono stati effettivamente ospedalizzati. In Francia e in altri Paesi europei, ad esempio, questo è un numero che viene attentamente considerato dagli esperti per fare delle previsioni attendibili sull’espansione del virus e per adottare le relative contromisure. In Italia, invece, per decidere su eventuali lockdown, locale o generale, si considera quasi esclusivamente l’indice di trasmissione nazionale del Contagio, il cosiddetto RT, ovvero il numero medio di infezioni trasmesso per individuo. L’obiettivo naturalmente, è di tenerlo al di sotto dell’unità. Ma secondo gli esperti sarebbe molto importante conoscere il rapporto fra ospedalizzati e contagiati per elaborare modelli predittivi.

Hai già un abbonamento?
Questo articolo è riservato agli abbonati

Accedi senza limiti a tutti i contenuti di iltelegrafolivorno.it e dei siti collegati.Naviga senza pubblicità!

ABBONAMENTO SETTIMANALE

2,30 € 0,79 € a settimanaper le prime 24 settimane. Addebito ogni 28 giorni.
Nessun vincolo di durata. Disdici quando vuoi
mese
anno