Coronavirus, il giallista che 40 anni fa profetizzò l'epidemia

Il suo The Eyes of Darkness si avvicina incredibilmente alla realtà

Koontz immaginò un virus creato in laboratorio

Koontz immaginò un virus creato in laboratorio

Roma - 21 febbraio 2010 - Profezia o coincidenza inquietante? A distanza di 40 anni lo scenario ipotizzato dal giallista americano Dean Koontz nel suo The Eyes of Darkness si avvicina incredibilmente alla realtà del coronavirus, a eccezione dei risvolti cospirazionisti. Il thriller racconta di un virus letale per l’uomo, creato in un laboratorio della Cina, precisamente a Wuhan; un’arma di distruzione di massa destinata a sconvolgere gli equilibri mondiali. In realtà Koontz, oggi 74enne, nella prima stesura, risalente al 1981, aveva scelto di ambientare la vicenda in Russia, chiamando il virus Gorki-400, come la città allora teatro del racconto.

Nel 1996, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’autore decise di riscrivere il romanzo, spostando la narrazione in Cina. E il nome dell’agente patogeno killer diventò Wuhan-400. Nel thriller di Koontz, il virus è descritto come ’l’arma perfetta’ per eccellenza, perché colpisce solo gli umani e, non potendo sopravvivere fuori dall’organismo per più di un minuto, non consente di individuare nessuna terapia e non richiede decontaminazioni, permettendo ai vincitori dello sterminio globale di impossessarsi dei territori conquistati senza troppa fatica. "Il Wuhan-400 – si legge – colpisce solo gli esseri umani. Quando l’ospite muore, il Wuhan - 400 dentro di lui muore poco dopo, non appena la temperatura del corpo scende sotto i 30 gradi". Se è fatale che fra i milioni di storie scritte nei secoli qualcuna finisca con il ricalcare più o meno fedelmente la realtà, quello di Koontz non è il primo caso di apparente preveggenza letteraria.

Nel 1898 Morgan Robertson pronosticò in The Wreck of the Titan il disastro del Titanic, descrivendo un transatlantico, il Titan, che si inabissò nel Nord Atlantico dietro lo scontro con un iceberg. Dopo la sciagura del 1912 Robertson arrivò a ritoccare l’opera per rendere le similitudini ancora più calzanti. Singolari precognizioni giungono anche dal regno dei cartoni animati: nel 2000 uno dei protagonisti dei Simpson ipotizzò perfino l’elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti. E che dire del talento visionario di Jules Verne? Il padre della moderna fantascienza anticipò nell’Ottocento molte delle conquiste tecnologiche che all’epoca sembravano soltanto utopie partorite da una mente fin troppo fervida. Viaggio sulla luna compreso.