Giovedì 18 Aprile 2024

Coronavirus e funerali, l'addio ai defunti dalla finestra di casa

Le imprese funebri: torniamo ai funerali dal 4 maggio con un limite di 10 persone in chiesa

I camion carichi di bare a Bergamo

I camion carichi di bare a Bergamo

Bologna, 25 aprile 2020 - E' un addio muto, lacrime e distanza, preghiere dietro la finestra, il dolore soffocato dai divieti. Il carro funebre rallenta e si ferma davanti a casa, a un'ora stabilita, per dare il tempo a chi sta dentro, in quarantena, di prendere commiato da chi non c'è più. Alessandro Bosi, segretario nazionale della Feniof, la federazione  imprese onoranze funebri, confida: "Cerchiamo di confortare le famiglie. E' un momento più che mai straziante. Sicuramente oggi il nostro lavoro è emotivamente molto più pesante di sempre. Qualche altro collega manda alle famiglie le videoregistrazioni o la trasmissione in streaming della sepoltura. Le imprese  che hanno la casa funeraria mettono a disposizione telecamere che inquadrano il defunto per tutta la durata dell'osservazione, di solito di 24 ore, questo per le vittime non Covid. Così la famiglia in quarantena riesce ad essere vicino a chi non c'è più".

Ci sono anche loro, gli impresari delle onoranze funebri - 7mila imprese per 40mila persone - tra gli eroi di questo tempo sospeso. Ieri l'ha ricordato papa Francesco. Ha chiesto una preghiera per loro. Perché "è tanto doloroso, tanto triste quello che fanno, e sentono il dolore di questa pandemia così vicino". Bosi commenta: "Un riconoscimento che fa piacere, il Pontefice è stato il primo e l'unico a notarlo, finora". Ad accorgersi di chi prova in tutti i modi a rendere meno sconvolgente l'esperienza della morte in solitudine, dei funerali proibiti, dei cimiteri chiusi e delle sepolture in solitaria. Un altro tabu infranto. E' un addio senza contatto, non c'è l'ultima carezza alla salma di chi era al centro della nostra vita. Si può solo piangere, da lontano.

"Le persone sono confuse, ci chiedono cosa possono fare", racconta un imprenditore. Bosi dice che nelle zone più calde  del nord, nella Lombardia con i picchi di mortalità, "i colleghi si sono trovati  a fronteggiare un'emergenza operativa, e spesso non erano del tutto preparati". Nessuno di noi lo era. "In certi territori, le imprese hanno avuto richieste altissime, cinque volte il lavoro di prima, anche se sono numericamente ridotte. In altre zone non c'è la percezione della gravità, i decessi per Covid da Roma hanno numeri diversi. Ma chi si è trovato ad affrontare l'emergenza della prima ora, lo ha fatto a mani nude. Perché le mascherine sono state precettate per il sistema sanitario.

Le imprese funebri, terminate le scorte, hanno dovuto arrangiarsi come hanno potuto. Su Bologna per fortuna c'è stata la collaborazione della Protezione civile, che ci ha dotato di 800 mascherine, una decina di giorni fa. Però non è stato così in tutta Italia. E non sono mancati eventi luttuosi anche tra noi. Colleghi ammalati, imprese messe in quarantena, anche perché all'inizio sono state date informazioni parziali".

  Adesso si aspetta il ritorno dei funerali, "lo abbiamo chiesto per il 4 maggio - dice Bosi -. Con 10 persone al massimo in chiesa". C'è bisogno di tornare al tempo dell'addio.