Coronavirus, la Fase 2 riaccende il rumore di fondo

Si tornano a percepire le vibrazioni del terreno sparite nei mesi di lockdown e legate alle attività su strade, industrie e ferrovie

Simone Marzorati al lavoro su un sensore sismico

Simone Marzorati al lavoro su un sensore sismico

Roma, 22 maggio 2020 - Non ce ne siamo quasi accorti ma è stato come a Ferragosto, a Natale o di notte. Nei mesi della grande serrata da Coronavirus il rumore sismico ambientale è crollato tornando a quei valori, chiaramente eccezionali, mai registrati per un periodo così lungo. È la sintesi dell’ultimo studio Ingv. Stiamo parlando del rumore di fondo del paese, micro vibrazioni del terreno "che i nostri sismometri registrano continuamente in qualsiasi punto del globo – spiega Alessandro Amato, geologo dell’istituto –. Sono dovute ad effetti naturali come il vento o le onde del mare, che generano microsismi marini che si propagano per centinaia anzi migliaia di chilometri. A questi si aggiungono le sorgenti artificiali come strade, ferrovie, industrie, cave dove si macina la roccia". Il lockdown ha quasi azzerato l’attività dell’uomo, così gli strumenti hanno potuto registrare più chiaramente la voce della terra. 

Simone Marzorati, 45 anni, milanese, ricercatore dell’osservatorio nazionale terremoti, sede di Ancona, ha firmato lo studio "reso possibile solo grazie al lavoro dei tecnici della nostra rete sismica, non se ne parla mai ma senza di loro non potremmo fare nulla", premette. "Oggi – fa sapere – siamo già tornati quasi nella norma. Gli strumenti avevano già rilevato una leggera risalita dalla seconda settimana di aprile. Ma in generale nei mesi del lockdown, di giorno, i livelli del rumore sismico ambientale si sono abbassati fino a raggiungere quelli che eravamo abituati a registrare nei periodi di festa o di notte". Anzi: ai primi di aprile erano stati superati i minimi registrati in tutto l’anno precedente di domenica.  Conseguenze sull’uomo? «Il valore della ricerca – chiarisce Marzorati – è prima di tutto scientifico. Le vibrazioni sono praticamente impercettibili alla popolazione. Il rumore di fondo ci è utile per capire fino a che punto siamo in grado di rilevare terremoti sempre più piccoli con la nostra rete sismica nazionale".

E alla fine si tireranno le fila di quel che è avvenuto a livello globale, perché "tutti gli istituti di ricerca del mondo hanno rilevato questo risultato, colleghi europei stanno collaborando con noi. I dati registrati saranno messi insieme per verificare l’effetto complessivo su tutti i continenti. Noi abbiamo quantificato quel che è successo sul territorio nazionale. Di solito valori così si registravano per un giorno o per una settimana o due, tra Natale e Ferragosto". In questo caso, la durata è stata per la prima volta di mesi.

Ma quando le sorgenti artificiali si riducono quasi a zero e la voce della terra ha il sopravvento, le informazioni sono più nitide? "Se si potessero annullare tutte le attività antropiche, sicuramente registremmo solo le sorgenti naturali – precisa Marzorati –. Ma questo non è avvenuto, le attività industriali essenziali non si sono mai fermate. Altrimenti avremmo potuto catturare altre informazioni che ci dànno indicazioni sulle caratteristiche e sulla composizione della crosta terrestre. Perché utilizziamo il rumore di fondo anche per quello e per saperne di più sulla velocità delle onde sismiche. Insomma, per tutto quello che ci aiuta a localizzare meglio i terremoti".