Martedì 23 Aprile 2024

Coronavirus fase 2. App, test e mascherine: siamo indietro su tutto. Le schede

L’elenco di ciò che servirebbe e che non c’è, a cominciare dai protocolli

Milano, un tassista sanifica la propria auto

Milano, un tassista sanifica la propria auto

Roma, 16 aprile 2020 - Sulle date della Fase 2 sembra intravedersi un primo disegno con le regioni che spingono per ripartire entro aprile (la Lombardia il 4 maggio) ma sulle modalità la confusione è assoluta. Lo screening, per esempio: tutti dicono che la mappatura dei potenziali immunizzati dal Coronavirus è fondamentale, ma i test sierologici su un campione di 150mila persone (divise per profilo lavorativo, genere e sei fasce di età) partono ora. Servirà qualche settimana per individuare quello giusto. Per non parlare dell’emergenza mascherine: se durante il lockdown ne servivano 90milioni al mese, per la ripartenza il numero va triplicato o quasi. Dalle parti della Protezione civile si stima che ci sarà bisogno di 2-300milioni di mascherine al mese. Basti pensare che se torneranno al lavoro i sei milioni di italiani che ora sono a casa, di 180milioni ne avranno bisogno loro. 

Altro elemento di capitale importanza è la App per il tracciamento dei positivi. Risultata decisiva in Corea, da noi ancora non c’è : si discute sulla tecnologica da usare. È in corso un braccio di ferro tra la task force di Colao che spinge per la geolocalizzazione delle persone, e il ministero dell’Innovazione della Pisano che è orientato alla diffusione delle informazioni attraverso bluetooth (in pole position quella del fisico Foresti adattabile anche al Gps).  Chi torna a lavorare naturalmente dovrà farlo in ambienti sanificati, con mascherine, guanti, nel rispetto della distanza di sicurezza anche nelle mense, e tutte le altre misure previste nei protocolli. 

Il problema è che per andare in ufficio, in azienda o in negozio servono i mezzi di trasporto. E lì è buio pesto: al governo ancora non è chiaro come far convivere la sicurezza con la sostenibilità ambientale ed economica. Come è noto, non si potrà più stare in piedi a bordo, e potrà essere occupata circa la metà dei posti: bisogna garantire una giusta distanza che, allo stato, non è stabilito se sarà di un metro, un metro e mezzo o un metro e ottanta. Finché la domanda è bassa, si può fare: quando crescerà bisognerà triplicare le corse. E i costi. Ecco perché, per non incentivare troppo l’uso dei mezzi privati, si sta ragionando su orari di lavoro sfalsati, steward blocca ressa e una App per evitare assembramenti. Ma la quadra ancora non c’è.

Protezioni

Ci sarà bisogno di 200/300 milioni di mascherine al mese nella fase 2 secondo i calcoli della Protezione civile che aveva stimato in 90 milioni il fabbisogno mensile nazionale durante il lockdown. Se tornano al lavoro le sei milioni di persone ora a casa, 180milioni servono solo a loro.

Trasporti

Sui mezzi pubblici nessuno potrà stare in piedi: per facilitare lo scaglionamento, sono allo studio orari di lavoro sfalsati, una App per evitare l’assembramento e steward che gestiscono gli ingressi. Al momento non è stata ancora decisa nemmeno la distanza di sicurezza tra i posti a sedere.

Tracciamento

Per tracciare gli spostamenti e i contatti con positivi al Covid tramite App non si è ancora risolto il braccio di ferro tra due tecnologie: quella basata sulla geolocalizzazione su cui punta Colao, e l’altra sul bluetooth suggerita dagli esperti del ministero dell’Innovazione della Pisano.

Test sierologici

I test sierologici dovrebbero consentire di individuare i potenziali immunizzati dal Coronavirus. Avviata la procedura pubblica per la ricerca e l’acquisto dei test. Saranno somministrati a 150mila persone su scala nazionale suddivisi per profilo lavorativo, genere ed età.

Distanziamento

Un altro aspetto che dovrà essere garantito in ogni attività produttiva in ripartenza sarà relativo al distanziamento sociale di almeno un metro tra i vari lavoratori. La parola d’ordine sarà evitare assembramenti. La distanza varrà anche nei negozi e supermercati.

Turni scaglionati

Per le grandi aziende con un certo numero di dipendenti concentrati in un unico posto di lavoro si farà ricorso allo smart working (obbligatorio almeno nella prima fase) e a turni e accessi scaglionati. Previsti controlli per garantire il rispetto delle regole.

 

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