Giovedì 25 Aprile 2024

Coronavirus, il Cnr: "Picco dell'epidemia fra 10 giorni"

Il genetista Giovanni Maga: "Virus nella fase esplosiva, ma le guarigioni aumentano sempre di più"

Coronavirus

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Roma, 10 marzo 2020 -  I guariti dal Coronavirus sono sempre di più, ma l’epidemia non ha ancora raggiunto il picco che potrebbe avvenire tra «una settimana, dieci giorni»: per questo è fondamentale rispettare le misure di contenimento. Lo spiega Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm). I contagi aumentano ma anche le guarigioni, qual è la situazione? «Il numero dei guariti aumenta sempre più e ad oggi è quasi il doppio dei deceduti. La Protezione Civile ha implementato uno strumento simile a quello della John Hopkins per la situazione italiana. Si vede come la curva delle guarigioni aumenti sempre più. Questa è una buona notizia perché i guariti è come se fossero vaccinati, ovvero hanno acquisito l’immunità e quindi iniziano a creare una barriera ulteriore alla diffusione del virus. È la cosa che succede in ogni epidemia, chi guarisce interrompe la catena di trasmissione. Se io sono infetto e ho accanto due persone guarite si abbassa il tasso di trasmissione del virus». Quando potremo vedere se le misure più rigide adottate per il contenimento del virus hanno funzionato? «In un sistema piccolo, come potevano essere gli 11 comuni della zona rossa iniziale, in due settimane abbiamo visto un calo dei contagi. E’ chiaro che, non essendo riusciti a rendere a compartimenti stagni quelle zone e siccome il virus era già in giro, forse da fine gennaio, un beneficio ci sarà ma l’impatto sarà più lento. Guardando i trend di crescita dei contagi vediamo che dobbiamo arrivare ancora al picco, alla massima intensità. E’ azzardato fare una stima ma credo che i contagi cresceranno ancora per un’altra settimana, dieci giorni». Perché in Italia, rispetto ad altri Paesi europei, i positivi sono stati di più? «Il numero di casi, in assoluto, dipende dal fatto che noi abbiamo fatto molti più tamponi degli altri, se Germania e Francia facessero screening a tappeto si troverebbero in situazioni diverse dall’attuale, ma comunque anche questi Paesi stanno attraversando una fase di aumento esponenziale, superando in pochi giorni i 1000 casi. Penso che nel giro di due settimane arriveranno a quanto siamo noi adesso. Poi ci sono senza dubbio dei fattori ambientali ed è possibile anche che il virus si sia confuso con l’influenza. Rimane ancora da interpretare bene, però, l’eccesso di mortalità, intorno al 5%, in Italia simile a quello del periodo di massima intensità a Wuhan, contro una media intorno all’1-2%. Una spiegazione può essere dovuta, forse, a una percentuale di popolazione fragile più alta che in altri Paesi, anche se l’età media da noi non è molto diversa da quella di Francia e Germania. Un’ipotesi è che circoli un ceppo più aggressivo rispetto a quello iniziale, ma è necessario approfondire». Con l’arrivo di temperature più alte andrà meglio? «Non si sa, possiamo solo fare un’analogia con virus che hanno la massima diffusione a temperature basse, lo sapremo solo quando succederà».  Non dobbiamo perdere la speranza…. «I guariti sono già oltre la metà dei casi totali (62.000 guariti su 110.000 casi rilevati dall’inizio dell’epidemia). Stiamo attraversando la fase di incremento che precede il picco. In Cina le infezioni si sono stabilizzate dopo un mese dall’implementazione delle misure. L’importante è non abbandonarsi a comportamenti irragionevoli e sopportare con responsabilità il peso delle misure messe in campo».