Venerdì 19 Aprile 2024

Coronavirus, "l’emergenza sanitaria è finita". L’infettivologo: "Ora stop alla paura"

Il presidente della Società italiana terapia antinfettiva, Bassetti: allarmismo esasperato. "Siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a riaprire. Forse ci è mancato il coraggio"

Due medici si parlano attraverso il vetro in un reparto Covid

Due medici si parlano attraverso il vetro in un reparto Covid

Roma, 27 aprile 2020 - "L’emergenza sanitaria da Coronavirus? Almeno quella grave è finita. Mai abbassare troppo la guardia, ma questo clima di allarmismo mi sembra esasperato. Per la prima volta mi sono concesso una domenica libera". Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva, direttore delle malattie infettive a Genova, è ottimista. FOCUS / Sport sì, amici no, ecco cosa si può fare Professore, da quanto tempo non si prendeva un turno di riposo? "Ho calcolato 58 giorni consecutivi, 625 ore in ospedale, più tutto il tempo che un direttore trascorre al telefono quando è fuori. Ma i giorni con l’acqua alla gola sono un ricordo, il pronto soccorso e i reparti respirano. Stiamo curando pazienti che si sono infettati tre o quattro settimane fa. I nuovi casi complicati che vedevamo prima tendono a zero". Il momento peggiore? "Marzo. Mai visti tanti ricoveri tutti insieme per la stessa patologia. La pandemia da Coronavirus è stata devastante perché concentrata in sei settimane. Però, fatta eccezione per la Lombardia, le altre regioni hanno poi avuto quello che si dice l’onda lunga". Aprile? "Pasqua di Resurrezione, la speranza, il mese della svolta. La situazione si è stabilizzata". La tensione tra la gente è ancora palpabile. "Ci credo, tutte le sere puntualmente per sessanta giorni a sentire la conta dei malati e dei morti. In Francia, Spagna, o in Belgio, in condizioni tutto sommato simili, non credo si siano preoccupati allo stesso modo. Ormai qui la gente vede l’untore nella persona della porta accanto". Prendono precauzioni, non è corretto? "Mettersi una mascherina contenitiva nei luoghi affollati, al supermercato, dove può mancare un distanziamento sociale, ha senso. Ma coprirsi per strada da soli, lontani da tutti, come vediamo a volte, è inutile". Emergenza rientrata, cosa resta in sospeso? "L’emergenza sanitaria grave è finita, ma evitiamo il ‘liberi tutti’. Ci sono ancora tanti interrogativi aperti, ad esempio ignoriamo il numero di persone asintomatiche rimaste a casa senza tampone. Lo scopriremo con i test sierologici. Con questo virus per parecchio tempo ormai dovremo farci i conti". Prossimi mesi? "Maggio e giugno saranno fondamentali per scendere a R0, zero contagi. Siamo stati i primi che hanno chiuso, saremo gli ultimi a riaprire, c’è stata tanta paura forse troppa, poco coraggio, forse anche per colpa nostra e dell’Oms. Dobbiamo confidare nell’educazione, al di là dei divieti. Con questa infezione non si scherza, alcuni atteggiamenti devono essere prudenti. In questo momento l’epidemia sembra sotto controllo, i tamponi sono sotto il 5%, pensare che eravamo sopra il 30%. Dunque il virus circola molto meno, guardiamo al futuro con ragionevole ottimismo, bisogna uscire da questo terrorismo che non aiuta nessuno. Cosa succederà a ottobre è ancora presto per dirlo". I numeri cosa indicano? "Dovremmo avere tre milioni di contagiati in Italia, la letalità andrebbe ricalcolata, è sotto l’uno per cento. E molte vittime positive al tampone in realtà non sono morte di Coronavirus, ma di altro". Tranquillo? "Sono fiducioso, perché i numeri si sono ridotti, le cure vanno meglio, questa prima ondata sembra ormai controllata. Però, vede, oggi come dicevo ho fatto un giro fuori, e mi hanno fermato quattro volte. Sembra uno stato di polizia. Poi ci siamo chiariti, e sono potuto ripartire".