Venerdì 19 Aprile 2024

Coronavirus, Burioni: "Occhio alle distanze sociali. Ma attenti all'aria condizionata"

Il virologo, partendo da un caso di contagio in un ristorante di Wuhan, spiega come le goccioline di saliva potrebbero viaggiare più lontane grazie alle correnti d'aria

Roberto Burioni

Roberto Burioni

Milano, 27 aprile 2020 - C'è un altro nemico silenzioso che potrebbe condizionare la nostra normalità in fase 2. Il Coronavirus potrebbe viaggiare anche nei flussi d'aria, e il virologo Rurioni mette in guardia: "La distanza e l'attenzione ai flussi d'aria saranno i due elementi ai quali ci dovremo affidare per la protezione contro l'infezione quando tenteremo di riprendere la nostra vita normale". Burioni, sul suo portale 'Medical Facts' parte da un caso di contagio avvenuto in Cina in un ristorante di Guangzhou, ex Canton, per spiegare "come alcuni semplici dettagli possano fare la differenza" quando inizierà a scorrere l''agenda della ripresa'. FOCUS / L'emergenza sanitaria è finita "E' il 23 gennaio e una famiglia parte da Wuhan, dov'è cominciata l'epidemia, per andare a Guangzhou - racconta Burioni sul portale - Tutti stanno bene e il giorno dopo vanno a pranzo in un bel ristorante, sedendosi in una sala di 145 metri quadrati dove ci sono altri 14 tavoli per un totale di 83 commensali e 8 camerieri. La sera stessa uno dei familiari si sente male e riceve la diagnosi: Covid-19. "Le autorità si muovono immediatamente, identificano tutte le persone che erano presenti nella sala" del ristorante "e le mettono in isolamento. Nei giorni successivi alcune persone sedute nello stesso tavolo del malato si ammalano", però se ne ammalano anche altre di due famiglie diverse, sedute nei due tavoli vicini e "lontane più di un metro dal paziente infettato". "La sala viene esaminata con attenzione e ci si accorge che i getti dei condizionatori creano forti correnti d'aria - prosegue -. Ed ecco il motivo per cui la trasmissione è avvenuta a distanza superiore di un metro": le goccioline di saliva del commensale che si sarebbe ammalato "sono state sospinte dal getto del condizionatore e sono arrivate più lontano. Certo c'è voluto molto tempo, un'ora o più", quindi "verrebbe da dire che per essere contagiati ci vuole una vicinanza prolungata e magari l'aiuto di una corrente d'aria". Il caso impone una riflessione: "E' vero che persone dei tavoli vicini, colpiti dalla corrente d'aria generata dal condizionatore, sono state infettate a distanze maggiori e questo deve portare a particolare cautela nella disposizione dei tavoli e nel loro distanziamento - suggerisce il virologo - specie in presenza di forti correnti d'aria dovute a condizionatori, ventilatori o qualunque altra cosa. Però è vera anche un'altra cosa: in quella sala hanno pranzato insieme al paziente 82 persone: 9 sono state infettate (a riprova che un singolo paziente può essere molto contagioso), ma gli altri 72 commensali e soprattutto gli 8 camerieri, che certamente hanno servito anche il paziente infetto, non hanno contratto il virus".

In altre parole, conclude Burioni, "non sappiamo se l'uso delle mascherine avrebbe potuto diminuire la contagiosità" del cliente malato, "ma d'altra parte le mascherine nel ristorante non si possono portare, altrimenti non si riesce a mangiare". Da qui la lezione: "La distanza e l'attenzione ai flussi d'aria saranno i due elementi ai quali ci dovremo affidare per la protezione contro l'infezione quando tenteremo di riprendere la nostra vita normale".  FOCUS Il link per il download della app AutoCert19 per chi possiede un dispositivo mobile Apple: https://onelink.to/autocert19