Coronavirus nell'aria, cosa sappiamo. Le 6 regole per evitare il contagio

Cosa dicono gli esperti sulla trasmissione del virus per via aerea. Mascherine e distanze: come comportarsi

Un uomo con la mascherina (Ansa)

Un uomo con la mascherina (Ansa)

Roma, 20 agosto 2020 - Cosa sappiamo del Covid, come si diffonde nell'aria? Quali sono i modi efficaci per evitarlo? Di pochi giorni fa la notizia di una ricerca Usa sulla dispersione del virus nell'ambiente, così come sono di attualità uno studio italiano sulla carica virale nei tamponi prelevati da naso e faringe e indagini sulla variante genetica D614G, una mutazione che rende il virus capace di trasmettersi più facilmente, attraverso forme morbose attenuate.

Sono passati oltre sei mesi dall'inizio del marasma pandemia in Italia e il Coronavirus condiziona ancora la nostra vita. Come regolarsi, allora? Cerchiamo qui di capire che cosa sappiamo della trasmissione del virus per via aerea e quindi come convivere con l'epidemia senza conseguenze negative, ma anche senza dover stare rintanati chiusi in casa. Ecco allora sei consigli per affrontare senza patemi i tempi del virus, evitando comportamenti troppo disinvolti.

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Dobbiamo stare attenti al rischio contagi per via aerea?

Non basta evitare colpi di tosse e starnuti. Questo vale sia per evitare la trasmissione del Coronavirus, sia in presenza degli agenti infettivi influenzali. La novità di questi giorni consiste nell'osservazione che i virus respiratori possono diffondersi non solo attraverso le goccioline respiratorie fuoriuscite dalla bocca attraverso starnuti, colpi di tosse, emissioni vocali, ma possono cavalcare anche polveri sospese e altre particelle microscopiche. Lo hanno dichiarato ricercatori dell'Università di California a Davis, e della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, New York, in uno studio pubblicato su Nature Communication.

Coprire bocca e naso è sempre necessario?

Rappresenta una barriera alla trasmissione che si verifica a causa di particelle emesse da colpi di tosse, starnuti o parlando con un soggetto infetto, talvolta inconsapevole ovvero portatore asintomatico. Questi virus possono contaminare anche le polveri sospese nell'aria. Al momento sappiamo ancora troppo poco su quali corridoi aerei propagano il contagio. La dinamica potrebbe essere diversa per diversi ceppi di virus influenzale o per altri virus respiratori, inclusi i coronavirus come Sars-Cov-2.

Stare distanti un metro al chiuso, senza mascherine, è sufficiente?

Assolutamente no. Purtroppo questo atteggiamento dettato dall'Oms fu inserito nel decalogo dei comportamenti, laddove si leggeva: "Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o se assisti persone malate".  La distanza 'di sicurezza', nei luoghi chiusi, resta quindi sì di almeno un metro dalle altre persone, ma non è sufficiente: occorre sempre indossare la mascherina. 

E qual è la distanza da mantenere all'aria aperta?

In Italia si raccomanda il distanziamento minimo di un metro, che raddoppia a due metri quando si fa sport. Quindi  è consentito praticare sport o attività motoria all'aperto, anche in aree attrezzate e parchi pubblici, nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l'attività sportiva, e di almeno un metro (minimo) per ogni altra attività.

Anche d'estate occorre stare bardati e distanziati?

Ancora oggi tutti, stante l'epidemia e in attesa del vaccino, devono proteggersi davanti ad altre persone. Uno dei sostenitori del principio di precauzione, che prevede l'applicazione rigorosa delle mascherine, oltre al distanziamento e alle norme igieniche, è Francesco Garbagnati, clinico milanese, che lanciò i primi appelli in questo senso dalle reti Mediaset. “Criticavo le posizioni dell’Oms – ha spiegato il medico – quando sentivi dire che bastava stare a un metro di distanza da altre persona e coprire gli starnuti con la piega del gomito. Si è poi visto che occorre cautelarsi maggiormente".

Vanno bene anche le mascherine di stoffa?

Tutti i mezzi efficaci come barriera limitano la diffusione dei virus alle prime vie respiratorie, come hanno riconosciuto le società scientifiche dei chirurghi italiani (ACOI - SIC) e degli anestesisti rianimatori (SIAARTI). Nel comunicato del 9 aprile scorso si legge che l’impiego non solo di mascherine (anche lavabili e riutilizzabili), ma di qualunque altra barriera, sciarpa, foulard, visiera, limita la dispersione delle goccioline che diffondono il virus e il conseguente contagio.