Coronavirus, caccia ai positivi. Come funzionerà l’app

Sarà installata sui cellulari su base volontaria. I paletti del Garante per i dati personali. Tutte le informazioni raccolte dovranno essere distrutte alla fine dell’emergenza

Controlli coronavirus (Ansa)

Controlli coronavirus (Ansa)

L’app per tracciare eventuali casi positivi sarà solo su base volontaria e preceduta da una sperimentazione sul territorio nazionale con una serie di garanzie per la tutela della privacy dei cittadini. Lo ha assicurato il ministro per l’Innovazione, Paola Pisano che guida la task force Data driven con 74 esperti. "Gli esperti – ha detto la ministra – hanno analizzato le applicazioni pervenute con due relazioni, una sulla privacy e una sulla applicazione, e conto di ricevere la relazione finale nelle prossime ore, dopodiché la trasmetterò al presidente del Consiglio Conte con valutazioni da parte della autorità per la Privacy e l’Agcom". "ll contact tracing – ha aggiunto Pisano – non ha l’obiettivo di geolocalizzare, ma memorizzare per un periodo di tempo identificativi di cellulare con tutti i cittadini con cui è venuto in contatto. L’applicazione va scaricata e crea un registro dei contatti con l’identificativo del dispositivo stabilendo a che distanza e per quanto tempo. Se un cittadino è positivo, un operatore autorizzato dal cittadino attraverso identificativo del cittadino invia un alert in maniera anonima a tutti coloro che sono entrati in contatto con il cittadino positivo". 

Quali sono le direttive europee?

Gli Stati membri sono chiamati dalla Commissione entro il 15 aprile a mettere nero su bianco una cassetta degli attrezzi per allineare le app nazionali che serviranno a tracciare il contagio. "Tutte le app – avverte Bruxelles – devono limitare rigorosamente il trattamento dei dati personali ai fini della lotta contro il Covid-19 e garantire che non vengano utilizzati per altri scopi" e i governi "devono dottare misure per garantire che i dati, una volta terminata la loro utilità, vengano irreversibilmente distrutti". Sui requisiti tecnici delle app, la Commissione chiede di fare ricorso a metodologie "meno invasive" come il bluetooth.

In che modo si muovono le Regioni?

Alcune Regioni – Lombardia, Lazio e Sicilia – hanno elaborato delle loro app. L’app lombarda "AllertaLOM", già utilizzata per la Protezione Civile, permette già oggi di partecipare al sondaggio CercaCovid. Il questionario è anonimo e volontario e non prevede geolocalizzazione. Nel Lazio c’è invece la piattaforma "Lazio Doctor" per avere informazioni utili nell’emergenza e connettere i pazienti con gli operatori sanitari. L’app "Sicilia si cura" è dedicata ai contagiati asintomatici che possono far noscere il loro stato di salute. 

Che succede negli altri Paesi?

Nel mondo una ventina di paesi – dagli Stati Uniti all’India, da Singapore al Regno Unito alla Germania – hanno adottato o stanno adottando diversi sistemi di tracciamento per il controllo della pandemia. Spesso all’app sono stati abbinati tamponi a tappeto di Corea del Sud e Cina. La Corea, soddisfatta dei successi ottenuti, peraltro intende estendere l’uso delle app di monitoraggio anche a chi entra nel Paese, coreano o no che sia. A chi non accetta una app che monitora la auto-quarantena prevista dalle norme anti coronavirus, la Corea del Sud negherà l’ingresso nel Paese . 

Che ne sarà della nostra privacy?

Il Garante per la Privacy, Antonello Soro, ha posto alcuni paletti alla futura app. A suo avviso accettabile, a certe condizioni: "La chiave è nella proporzionalità, lungimiranza e ragionevolezza dell’intervento, oltre che naturalmente nella sua temporaneità. Il rischio che dobbiamo esorcizzare è lo scivolamento inconsapevole dal modello coreano a quello cinese, scambiando la rinuncia a ogni libertà per l’efficienza e la delega cieca all’algoritmo per la soluzione salvifica". Per il Garante serve una legge o un decreto legge per la sua implementazione e c’è la necessità di un "consenso non condizionato" da parte del singolo cittadino. I dati sarebbe poi bene che non finissero in mani private, se questo sarà possibile. "È auspicabile – ha sottolineato infatti – che la complessa filiera del tracciamento dei contatti possa realizzarsi interamente in ambito pubblico". Soro ha aggiunto che, per assicurare il successo dell’iniziativa, è preferibile evitare una proliferazione di app regionali. Per il Garante "il bluetooth, restituendo dati su interazioni più strette di quelle individuabili in celle telefoniche assai più ampie, parrebbe il metodo migliore" per l’interazione tra i telefonini.

FOCUS Il link per il download della app AutoCert19 per chi possiede un dispositivo mobile Apple: https://onelink.to/autocert19