Coppia suicida, il paese sotto choc. La setta si difende: siamo per la vita

La lettera della guru americana di Ramtha: nel 2012 gli ultimi contatti con loro. Il dolore dei vicini di casa

Spinello, il sopralluogo nella casa dei due coniugi suicidi (Frasca)

Spinello, il sopralluogo nella casa dei due coniugi suicidi (Frasca)

Santa Sofia (Forlì) - "Paolo e Stefania non frequentavano la nostra scuola dal 2012". Che sarebbe l’anno della fine del mondo, secondo la profezia Maya: impossibile sapere se i due aspetti siano collegati. Ieri i membri della comunità Ramtha di Spinello, il paese dell’appennino forlivese che dieci anni fa avrebbe dovuto restare intatto nonostante l’apocalisse, hanno fatto rimbalzare la loro versione della tragedia su chat di Whatsapp e forum. Anche tra chi non fa parte del loro gruppo. Alla richiesta di spiegazioni, tutte le loro bocche sono rimaste cucite. Silenzio, ha già parlato la medium, JZ Knight, 76enne americana. Che stavolta non ha dato voce a Ramtha, guerriero di Atlantide morto 35mila anni fa, ma ha scritto il proprio pensiero per conto di tutti gli ‘studenti’.

Così vengono chiamati coloro che frequentano la ‘scuola di illuminazione’ (Rse secondo l’acronimo inglese). Paolo e Stefania c’erano entrati nel 2003. La loro morte è "tragica". E le preghiere della medium vanno "alle famiglie, agli amici e membri della comunità di Spinello che sono stati colpiti dalla morte di Paolo e Stefania. E ai loro figli". Tuttavia, la risposta è netta: "Gli insegnamenti della Rse celebrano la vita – è la frase attribuita al portavoce Mike Wright –. Forniamo informazioni e tecniche alle persone per affrontare e superare le sfide della loro vita, e non evitarle". Insegnano "la sacralità della vita umana". Perciò, "la scelta fatta dalla coppia non rispecchia assolutamente la filosofia della scuola". E accostarla ai Ramtha è "ignobile speculazione", "menzogna".

È su questo aspetto che si gioca anche il lavoro degli investigatori (l’indagine è seguita dal pm Francesca Rago e affidata ai carabinieri di Meldola). È stato aperto un fascicolo. "Un atto dovuto" che risponde a esigenze procedurali, per esempio quella di sequestrare le armi – pur regolarmente detenute – con cui i coniugi si sono sparati. Tuttavia – riferiscono fonti investigative – c’è anche la necessità di "un contorno più netto e approfondito sulla vicenda" e "valutare ogni novità che potrebbe emergere e che non è stata accertata nell’immediatezza dei fatti". Ovvero, dietro al suicidio potrebbero esserci motivi non racchiusi in quella camera da letto e nel bigliettino in cui i coniugi auspicano di raggiungere "un posto migliore". Per ora non ci sono né ipotesi di reato né indagati. Ma potrebbero essere sentiti altri aderenti della comunità Ramtha. "Nessuna pista è esclusa". Nemmeno quella, teoricamente possibile e al momento solo ipotetica, dell’istigazione al suicidio.

Ieri il figlio delle vittime, Lamberto, è stato accompagnato dai carabinieri nella villetta in cui lui stesso ha abitato (prima del 2016 ha gestito un mini-market nel vicino paese di San Piero in Bagno). Ha spiegato ai giornalisti accorsi da tutta Italia che non aveva voglia di parlare. Dopo 40 minuti i carabinieri sono usciti, lasciandolo solo in quella casa. Una storia che lascia sgomento tutto il paese, nel quale sempre meno persone hanno voglia di parlare.