Napoli, scoperto sistema dei Casalesi per convertire lire 'sporche' in euro

Il clan riusciva a cambiare in euro ingenti somme di denaro, frutto di attività illegali, ancora nascoste

Una mazzetta da centomila lire e degli euro (Ansa)

Una mazzetta da centomila lire e degli euro (Ansa)

Napoli, 21 marzo 2019 - La camorra aveva escogitato un sistema per convertire da lire a euro ingenti somme di denaro ritenute frutto di attività illecite, ancora nascoste. Grazie a degli intermediari clan come quello dei Casalesi riusciva a trasformare in euro i profitti di attività illegali rimasti nascosti fino ad oggi. 

L'attività investigativa della Guardia di Finanza di Roma e Napoli, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, ha portato all'arresto di 4 persone, tre in carcere e uno ai domiciliari. Tra questi c'è Gaetano Mungiguerra, ritenuto dagli inquirenti legato al clan dei Casalesi.   

Gli uomini della fiamme gialle hanno sequestrato banconote fuori corso legale per un valore di 1 miliardo e 100 milioni di lire. Grazie alle intercettazioni i finanzieri hanno portato alla luce l'ingegnoso sistema che permettava alla criminalità di ottenere da 200mila lire un cambio di 32 euro. Agli indagati si contesta il tentato riciclaggio.

Secondo l'indagine della Guardia di Finanza di Roma e Napoli, e della Procura di Napoli Nord  la criminalità organizzata aveva occultato una considerevole quantità di denaro in lire, circa 20 miliardi in lire, secondo quanto emerso dalle intercettazioni. Grazie a un sistema che consentiva di ottenere il 32% del valore in lire trasformato in euro, il clan è riuscito a incassare oltre 3,3 milioni di euro. 

La procura del Tribunale di Napoli Nord, tramite le intercettazioni, ha appurato l'esistenza di un collaudato sistema criminale, diffuso sul territorio nazionale che riusciva ad aggirare i vincoli previsti dalla disciplina legislativa sfruttando l'intermediazione di terzi incensurati.  Lo scopo era di ripulire, attraverso piccoli importi, le vecchie lire di provenienza illecita, rimaste nascoste. Gli episodi sotto indagine si sono verificati nel triennio 2014-2017 in provincia di Napoli. Le lire erano vendute secondo un tariffario variabile tra il 35% e il 42% del valore originale, e riconoscevano agli intermediari il 2%. Per giustificare le operazioni venivano anche predisposti documenti di vendita di valuta storica. Molte volte la conversione finale avveniva in una banca svizzera.